28 Maggio 2020

Coronavirus: è l'estate dell'enoturismo, lento e sostenibile

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I dati nel XVI Rapporto dell’Associazione Nazionale Città del Vino

Impossibile non considerare l’enoturismo come volano di benessere e rinascita dei territori “minori” del Belpaese. Un comparto che nel 2019 è cresciuto del 7% in termini di presenze, arrivate a 15milioni (14 nel 2018), e di un giro d’affari con un +6% che ha fatto crescere il “fatturato” a 2,65 miliardi di euro (2,5 nel 2018). Questi in sintesi i dati economici del XVI Rapporto sul Turismo del Vino in Italia curato da Città del Vino in collaborazione con lo staff del Corso di “Wine Business” dell’Università di Salerno.

Nel 2020, inevitabilmente, si sconteranno gli effetti del Covid-19, ma si lavora con grande impegno perché sia una temporanea battuta d’arresto. Si studia la ripartenza con nuove modalità, ma il futuro passa attraverso nuovi servizi, anche virtuali, e un’accessibilità ai territori ampia e di qualità, con sentieri, piste ciclabili, itinerari culturali-enogastronomici e una nuova alleanza tra pubblico e privato.

Il XVI Rapporto ha analizzato anche un campione di 92 cantine italiane. Le aziende hanno dichiarato una media di presenze nel 2019 di circa 3.700 enoturisti e un fatturato in cantina legato a vendite dirette e degustazioni di 132 mila euro. Pressoché tutte (95-96%) fanno vendita diretta, degustazioni e visite alla struttura; il 22% accoglie “braccia” turistiche anche per la vendemmia; il 20% ha un servizio di ristorazione; il 19% un museo del vino o una galleria d’arte interna alla cantina; il 13% offre pernottamento; il 48% apre gli spazi al parcheggio dei camperisti e dei turisti en plein air; l’80% ha cantine accessibili ai disabili; il 40% ha vigneti aperti agli stessi disabili; l’86% ha anche sale degustazione accessibili; ma è molto meno accessibile il vigneto (42%) o il pernottamento (11%). Nell’ambito dei servizi di ristorazione va segnalato, invece, che il 24% dei ristoranti delle cantine offre cucina vegetariana/vegana. Tutte cantine comunque ben presenti sul web con siti (96%), sui social network (95%), sui portali turistici (52%), con possibilità di prenotazioni telematiche (64%) e app per dispositivi mobili (26%). Gli enoturisti arrivano in cantina attraverso internet nel 24% dei casi; tramite passaparola (21%); tour operator (16%); pubbliche relazioni (16%); col marketing diretto nel 9% dei casi e con la pubblicità (stampa radio e tv) solo nel 5% dei casi.

Nel 2019 nella percezione del 54,35% dei produttori che hanno risposto al questionario del XVI Rapporto sul Turismo del Vino, il flusso delle presenze enoturistiche in azienda è aumentato, mentre nella percezione del 23,91% dei rispondenti è perlomeno rimasto stabile. Il valore medio di tale aumento è stato calcolato pari al 23,54%. Mentre il fatturato enoturistico sarebbe aumentato per il 60% delle cantine e il valore medio di tale aumento sarebbe stato di quasi il 21%.

Il XVI Rapporto ha analizzato anche un campione di enoturisti di età media di 48 anni. Il 45% ha dichiarato di visitare e trascorrere un periodo di vacanza nei territori del vino almeno una volta l’anno; il 30% più di una volta l’anno; il 9% almeno una volta al mese. Ed è un turista del vino prevalentemente “regionale” poiché il 30% rientra normalmente a casa a fine giornata e il 23% rientra sempre a casa. Nel 60% dei casi i turisti hanno anche dichiarato, infatti, di visitare più frequentemente le cantine della regione di residenza. Per l’escursionista giornaliero la spesa si traduce mediamente in 80 euro tra acquisti e degustazioni; mentre per chi pernotta la spesa giornaliera lievita mediamente a 155 euro. Infine, anche quest’anno la Toscana si conferma la regione enoturistica percepita come più attrattiva; a seguire il Piemonte, il Trentino Alto-Adige e il Veneto al Nord e la Campania al Sud.