23 Ottobre 2003
Quanto ci costa mangiare: ogni famiglia spende 77 euro in più al mese
. In 22 mesi alimentari "salati": dalle nostre tasche usciti 1.694 euro
Euro, siccità, gelate, alluvioni, "tagli" della produzione agricola nazionale, speculazioni, rincari nella stragrande maggioranza delle volte ingiustificati dei prezzi dei prodotti agro-alimentari, sono costati salati agli italiani. In ventidue mesi, da quando è entrata in vigore la moneta unica, ogni famiglia ha speso in più 1.694 euro per la spesa alimentare, in pratica 77 euro in più al mese rispetto a quanto si spendeva fino al 2001. Quindi, ogni italiano ha speso in più 594 euro, in pratica 27 euro al mese. Un aumento medio che, però, si è andato accentuando negli ultimi sei mesi, con vere e proprie impennate dei prezzi. La Cia-Confederazione italiana agricoltori ha condotto a questo proposito uno studio relativo, in particolare, agli acquisti degli alimentari.Gli incrementi si riscontrano in tutta la filiera agro-alimentare. Ma essi non sono equamente distribuiti tra i vari soggetti della catena alimentare. All'origine troviamo, infatti, aumenti, dovuti soprattutto agli effetti causati dalle avverse condizioni metereologiche (specialmente la persistente siccità dell'estate scorsa che ha provocato danni ingenti alle coltivazioni), che si sono mantenuti in linea con il tasso d'inflazione programmato, eccezion fatta per alcune produzioni ortofrutticole. Aumenti che, tuttavia, si sono moltiplicati negli altri passaggi (anche sei-sette) sino al consumo finale.Nel 2002 la spesa alimentare in Italia è stata pari a 116 miliardi di euro, 468 euro per ogni famiglia al mese e 168 euro per ogni cittadino al mese. Cifre che sono destinate a crescere proprio per effetto dei rincari registrati soprattutto nell'ultimo semestre del 2003. La spinta maggiore è venuta dai prodotti ortofrutticoli, i cui acquisti incidono per il 18,1 per cento nella spesa alimentare degli italiani. I rincari sono stati abbastanza articolati e hanno contraddistinto un po' tutte le coltivazioni. I consumatori si sono trovati davanti aumenti medi del 15 per cento, con punte per alcuni prodotti che hanno superato abbondantemente il 50 per cento (è il caso delle zucchine, dei fagiolini, dei pomodori, del radicchio,delle albicocche, delle pesche).Sta di fatto che, anche a causa di questi incrementi, gli italiani hanno diminuito i consumi di frutta e verdura (tra il 10 e il 12 per cento nei primi dieci mesi del 2003). Nonostante ciò, la spesa quotidiana ha subito un aumento in termini monetari. Secondo i dati della Cia elaborati su indagini Istat, ogni cittadino consuma all'anno 218,5 kg di ortaggi, 140,8 kg di frutta e 43,2 di patate. E' risultata analoga, ma con spinte diverse e certamente meno accentuate, la tendenza registrata per tutti gli altri prodotti agro-alimentare. Nel settore della carne gli aumenti sono stati poco al di sopra del tasso d'inflazione, mentre per pane, pasta, latte e formaggi gli incrementi hanno oscillato dal 5 all'8 per cento. Lievi rincari si sono avuti anche per l'olio extravergine d'oliva (che nelle prossime settimane dovrebbe ancora aumentare a causa di un calo produttivo delle olive vicino al 30 per cento) e per il vino.I consumi di questi prodotti sono cresciuti nel corso del 2002 e del 2003. Un aumento del 2,6 per cento si è avuto per il pane e per tutti i prodotti derivati dai cereali, dell'1,7 per cento per latte e formaggi, dell'1,2 per cento per le uova. Un leggerissimo incremento (0,3 per cento) si è registrato per la carne bovina che, comunque, ha mostrato segni di ripresa dopo il tracollo degli acquisti causato dalla vicenda della "mucca pazza".La Cia rimarca, inoltre, che la spesa per la carne da parte degli italiani incide del 21,9 per cento negli acquisti alimentari, per il pane e i trasformati di cerali del 17,0 per cento, per i prodotti lattiero-caseari e per le uova del 13,6 per cento, per oli e grassi vegetali del 4,7 per cento e per il vino e le bevande alcoliche del 4,6 per cento.Un quadro del genere mette in evidenza la necessità di affrontare Il problema dei prezzi dei prodotti alimentari, in particolare quelli dell'ortofrutta in maniera chiara e definitiva. E' indispensabile sviluppare il confronto che si è aperto tra governo e parti sociali in modo da poter discutere la questione in tutti suoi aspetti. Ma non basta. Per contrastare i rincari occorre anche un concreto dialogo tra tutta la filiera agro-alimentare per arrivare da una completa trasparenza e garantire, così, i consumatori che troppe volte si trovano frastornati sia dagli aumenti che da una informazione confusa e parziale. Per la Cia, dunque, l'attuale sistema non va e deve essere riformato.
Spesa alimentare in Italia nel 2002Gli italiani spendono 116 miliardi di euro l'annoOgni famiglia spende 468 euro al meseOgni italiano spende 167 euro al mese
I consumi alimentari in Italia nel 2002 (kg pro-capite)
Cereali e derivati
122,6
Riso
5,5
Patate
43,2
Ortaggi
218,5
Frutta fresca e agrumi
140,8
Carni bovine
22,7
Carni suine
37,9
Latte
59,6
Formaggi
19,7
Vino
48,5
Oli e grassi vegetali
25,9
Zucchero (equivalente di zucchero bianco)
24,2
Elaborazioni Cia-Confederazione italiana agricoltori su dati Istat
Così gli italiani nel 2002 hanno ripartito la spesa alimentare
Carne
21,9%
Pane e trasformati di cereali
17,0%
Lattiero-caseari e uova
13,6%
Ortaggi e patate
11,5%
Pesce
7,1%
Zucchero e dolci
6,2%
Frutta
6,6%
Acqua minerale e bevande
5,1%
Oli e grassi vegetali
4,7%
Vino e bevande alcoliche
4,6%
Caffè, tè e cacao
1,4%
Altri alimentari (spezie, prodotti per l'infanzia, ecc.)
0,3%
Elaborazioni Cia-Confederazione italiana agricoltori su dati Istat
Euro, siccità, gelate, alluvioni, "tagli" della produzione agricola nazionale, speculazioni, rincari nella stragrande maggioranza delle volte ingiustificati dei prezzi dei prodotti agro-alimentari, sono costati salati agli italiani. In ventidue mesi, da quando è entrata in vigore la moneta unica, ogni famiglia ha speso in più 1.694 euro per la spesa alimentare, in pratica 77 euro in più al mese rispetto a quanto si spendeva fino al 2001. Quindi, ogni italiano ha speso in più 594 euro, in pratica 27 euro al mese. Un aumento medio che, però, si è andato accentuando negli ultimi sei mesi, con vere e proprie impennate dei prezzi. La Cia-Confederazione italiana agricoltori ha condotto a questo proposito uno studio relativo, in particolare, agli acquisti degli alimentari.Gli incrementi si riscontrano in tutta la filiera agro-alimentare. Ma essi non sono equamente distribuiti tra i vari soggetti della catena alimentare. All'origine troviamo, infatti, aumenti, dovuti soprattutto agli effetti causati dalle avverse condizioni metereologiche (specialmente la persistente siccità dell'estate scorsa che ha provocato danni ingenti alle coltivazioni), che si sono mantenuti in linea con il tasso d'inflazione programmato, eccezion fatta per alcune produzioni ortofrutticole. Aumenti che, tuttavia, si sono moltiplicati negli altri passaggi (anche sei-sette) sino al consumo finale.Nel 2002 la spesa alimentare in Italia è stata pari a 116 miliardi di euro, 468 euro per ogni famiglia al mese e 168 euro per ogni cittadino al mese. Cifre che sono destinate a crescere proprio per effetto dei rincari registrati soprattutto nell'ultimo semestre del 2003. La spinta maggiore è venuta dai prodotti ortofrutticoli, i cui acquisti incidono per il 18,1 per cento nella spesa alimentare degli italiani. I rincari sono stati abbastanza articolati e hanno contraddistinto un po' tutte le coltivazioni. I consumatori si sono trovati davanti aumenti medi del 15 per cento, con punte per alcuni prodotti che hanno superato abbondantemente il 50 per cento (è il caso delle zucchine, dei fagiolini, dei pomodori, del radicchio,delle albicocche, delle pesche).Sta di fatto che, anche a causa di questi incrementi, gli italiani hanno diminuito i consumi di frutta e verdura (tra il 10 e il 12 per cento nei primi dieci mesi del 2003). Nonostante ciò, la spesa quotidiana ha subito un aumento in termini monetari. Secondo i dati della Cia elaborati su indagini Istat, ogni cittadino consuma all'anno 218,5 kg di ortaggi, 140,8 kg di frutta e 43,2 di patate. E' risultata analoga, ma con spinte diverse e certamente meno accentuate, la tendenza registrata per tutti gli altri prodotti agro-alimentare. Nel settore della carne gli aumenti sono stati poco al di sopra del tasso d'inflazione, mentre per pane, pasta, latte e formaggi gli incrementi hanno oscillato dal 5 all'8 per cento. Lievi rincari si sono avuti anche per l'olio extravergine d'oliva (che nelle prossime settimane dovrebbe ancora aumentare a causa di un calo produttivo delle olive vicino al 30 per cento) e per il vino.I consumi di questi prodotti sono cresciuti nel corso del 2002 e del 2003. Un aumento del 2,6 per cento si è avuto per il pane e per tutti i prodotti derivati dai cereali, dell'1,7 per cento per latte e formaggi, dell'1,2 per cento per le uova. Un leggerissimo incremento (0,3 per cento) si è registrato per la carne bovina che, comunque, ha mostrato segni di ripresa dopo il tracollo degli acquisti causato dalla vicenda della "mucca pazza".La Cia rimarca, inoltre, che la spesa per la carne da parte degli italiani incide del 21,9 per cento negli acquisti alimentari, per il pane e i trasformati di cerali del 17,0 per cento, per i prodotti lattiero-caseari e per le uova del 13,6 per cento, per oli e grassi vegetali del 4,7 per cento e per il vino e le bevande alcoliche del 4,6 per cento.Un quadro del genere mette in evidenza la necessità di affrontare Il problema dei prezzi dei prodotti alimentari, in particolare quelli dell'ortofrutta in maniera chiara e definitiva. E' indispensabile sviluppare il confronto che si è aperto tra governo e parti sociali in modo da poter discutere la questione in tutti suoi aspetti. Ma non basta. Per contrastare i rincari occorre anche un concreto dialogo tra tutta la filiera agro-alimentare per arrivare da una completa trasparenza e garantire, così, i consumatori che troppe volte si trovano frastornati sia dagli aumenti che da una informazione confusa e parziale. Per la Cia, dunque, l'attuale sistema non va e deve essere riformato.
Spesa alimentare in Italia nel 2002Gli italiani spendono 116 miliardi di euro l'annoOgni famiglia spende 468 euro al meseOgni italiano spende 167 euro al mese
I consumi alimentari in Italia nel 2002 (kg pro-capite)
Cereali e derivati
122,6
Riso
5,5
Patate
43,2
Ortaggi
218,5
Frutta fresca e agrumi
140,8
Carni bovine
22,7
Carni suine
37,9
Latte
59,6
Formaggi
19,7
Vino
48,5
Oli e grassi vegetali
25,9
Zucchero (equivalente di zucchero bianco)
24,2
Elaborazioni Cia-Confederazione italiana agricoltori su dati Istat
Così gli italiani nel 2002 hanno ripartito la spesa alimentare
Carne
21,9%
Pane e trasformati di cereali
17,0%
Lattiero-caseari e uova
13,6%
Ortaggi e patate
11,5%
Pesce
7,1%
Zucchero e dolci
6,2%
Frutta
6,6%
Acqua minerale e bevande
5,1%
Oli e grassi vegetali
4,7%
Vino e bevande alcoliche
4,6%
Caffè, tè e cacao
1,4%
Altri alimentari (spezie, prodotti per l'infanzia, ecc.)
0,3%
Elaborazioni Cia-Confederazione italiana agricoltori su dati Istat