14 Aprile 2022

Pomodoro: Cia Emilia Romagna, bene accordo su prezzo ma pesano costi

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Fissato il prezzo di riferimento a 108,5 euro a tonnellata

È stato sottoscritto l’accordo quadro per la campagna del pomodoro da industria 2022 del Nord Italia, che ha stabilito il  prezzo di riferimento a 108,5 euro a tonnellata.

“L’accordo, raggiunto grazie alla coesione e all’impegno di tutti i rappresentati delegati alla contrattazione, offre la certezza di un prezzo di riferimento alle aziende agricole -commenta Cristiano Fini, presidente di Cia-Agricoltori Italiani Emilia Romagna-, ma dobbiamo rimarcare che le  imprese oggi sono costrette ad affrontare rincari vertiginosi per tutte le operazioni colturali, con costi produttivi che sono ‘schizzati’ alle stelle. Ora i produttori hanno la garanzia di riuscire ad affrontare l’imminente campagna. Rimane tuttavia la preoccupazione di una difficile gestione delle risorse idriche per il perdurare del clima siccitoso”.Nonostante che i produttori abbiano adottato tecniche innovative per un utilizzo minimo di acqua  e varietà meno esigenti, Fini non esclude la necessità di dover attingere alle risorse idriche del sottosuolo.

Poi c’è l’attuale situazione mondiale. “Stiamo attraversando un periodo economico e sociale che non ha precedenti -prosegue Fini- con un aumento senza eguali dei costi di produzione. Non solo per il comparto agricolo, ma anche per tutta l’industria agroalimentare che deve sostenere i costi energetici, del packaging, delle bande stagnate, dei bancali che addirittura cominciano già a mancare”.

Soddisfatti i produttori del Distretto del pomodoro. “Questo accordo è un chiaro segnale di una comune volontà di tutelare questo fondamentale settore della nostra economia agroalimentare -dice Fabio Girometta, produttore di pomodoro e presidente della Cia Piacentina- . Tuttavia il lavoro preliminare non è finito, vanno monitorate le superfici investite, occorre una seria e precisa programmazione tramite le OP  - Organizzazione dei produttori, per garantire i conferimenti alle industrie di trasformazione. Si deve poi procedere nel far sì che si rafforzino sempre di più i legami tra tutti gli attori della filiera, a partire dalla parte agricola fino ad arrivare alla Gdo, per evitare il vanificare la professionalità, i progressi e il lavoro svolto da noi agricoltori”.

“La pandemia, e ora il conflitto in Ucraina -conclude Fini- ci insegna quanto la produzione agricola sia strategica e fondamentale, e che la globalizzazione alimentare è aleatoria. I prezzi dei prodotti agricoli devono necessariamente contemplare anche il rischio di impresa ed il valore aggiunto che il nostro Paese rappresenta”.