08 Febbraio 2021

Oprol e Donne in Campo Cia Basilicata: ritrovamento antico frantoio testimonia qualità olio lucano

#agricoltura #olio #qualità #territorio
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Scoperta rafforza riconoscimento marchio Igp e sprona progetto di filiera interregionale

La ricerca archeologica che ha permesso il ritrovamento nel territorio di Ferrandina di un frantoio oleario del IV secolo a.C. che, come sottolineato archeologi ed esperti Alsia, rappresenta il primo caso di struttura di età pre-romana nella Magna Grecia, testimonia la antichissima propensione di un territorio come quello ferrandinese e la qualità dell’olio lucano. A sottolinearlo sono Lucrezia Digilio, Donne in Campo-Cia Basilicata e Paolo Colonna, Oprol-Cia Basilicata, aggiungendo che la scoperta rafforza di significato il riconoscimento del marchio Igp olio Lucano, espressione anche di storia, tradizione e passione degli olivicoltori locali.

L’Alsia ha reso noto che le principali evidenze sono relative a una cella olearia costruita con muretti a secco, al cui interno era raccolto il prodotto di spremitura delle olive. Da essa, si dipartono diverse canalette che assecondano il pendio naturale terminando in vasche di pietra funzionali alla purificazione dell’olio. Il torchio era verosimilmente formato da travi orizzontali con contrappesi mobili, al di sotto dei quali erano collocati i fiscoli con la polpa delle olive. Facenti parte dell’impianto erano anche due basi di spremitura, attualmente conservate al Museo di Metaponto, e un meccanismo di pressatura con intelaiatura lignea, di cui restano solo le tracce in negativo sul pavimento in terra battuta. Da immaginare che la cella costituisca solo una porzione di un ben più ampio complesso rurale, presumibilmente formato da un’area produttiva e da una residenziale. Giacché i resti messi in luce sono relativi solamente al settore dedicato alla spremitura delle olive, è ipotizzabile che intorno ad essi, in futuro, vadano ricercate le aree adibite alla frangitura e allo stoccaggio delle olive.

Siamo in attesa di conoscere i risultati delle ulteriori analisi paleobotaniche che - evidenziano Donne in Campo e Oprol di Cia Basilicata- forniranno ulteriori informazioni sulla tipologia di cultivar e faranno luce sull’origine della Majatica, l’oliva tipica di Ferrandina. In tal senso, questo frantoio lucano costituisce un unicum in tutta la Magna Grecia, dove non sono finora documentate strutture olearie di età preromana. Com'è noto -aggiungono- a Ferrandina la cultivar più rappresentata è la maiatica con una superficie di 4266 ha. La campagna 2020 non è stata delle migliori a causa delle condizioni atmosferiche dei mesi estivi, alla mosca olearea nonché all'abbandono di numerosi areali ad uliveto.

"La scoperta del frantoio oleario del IV secolo a.C. -commenta Paolo Colonna- ci sprona a continuare nel percorso del progetto di filiera olivicola interregionale che stiamo perseguendo. Con questo progetto l'organizzazione produttori olivicoli Lucani vuole dare l'opportunità ai propri associati di rafforzare le proprie aziende con la possibilità di una ristrutturazione aziendale a 360 gradi per renderli più competitivi sul mercato. Obiettivo centrale è produrre olio di più alta qualità. Le condizioni del comparto in generale -aggiunge- sono tutt’altro che facili, ma la sfida che ci viene posta in questo momento è di uscire fuori dalla fase Covid più rafforzati e, quindi, più forti di prima. Inoltre, con il progetto si potrà a breve costituire, con un proprio marchio, una linea di produzione su tutta la filiera regionale al fine di collocare un prodotto a marchio unico in determinati segmenti di mercato per remunerare meglio di lavoro degli olivicoltori". 

La filiera è costituita dai soci olivicoltori, da 4 centri di raccolta olive situati a Lavello, Montescaglioso, Grassano e Ferrandina, da 4 tecnici agronomi presenti su tutto il territorio regionale, 7 frantoi che producono olio extra vergine di oliva e commercializzano direttamente al consumatore finale e da una rete commerciale indiretta che commercializza sempre direttamente al consumatore finale e, quindi, alle famiglie, in Italia e all’estero. La media aziendale è di 1,4 ettari.