Lupi: Cia Grosseto, uccise 54 pecore gravide. Superate recinzioni "anti-gatto"
Continuano gli attacchi. Nessuna protezione tiene, mentre aumentano i costi di gestione
“Anche se la politica, tutta, gira la testa dall’altra parte, come Cia Grosseto e come esponenti del mondo agricolo maremmano ricordiamo che la questione predatori è tutt’altro che risolta. Gli attacchi continuano quotidianamente anche se gli allevatori, orami rassegnati, evitano di fare clamore. Oggi però è stata attaccata un’azienda definita virtuosa che aveva scelto di proteggere il suo gregge con una recinzione 'anti-gatto'; un sistema che dovrebbe essere a prova di lupo e che invece ha confermato, come abbiamo sempre detto, che nessun sistema di prevenzione è risolutivo quando si tratta di predatori. Prendiamo così atto che forse questa piaga non troverà mai una soluzione”. A parlare sono Claudio Capecchi e Enrico Rabazzi presidente e direttore Cia Grosseto a commento della morte di 54 pecore ai danni del socio Luigi Farina.
Un colpo per tutto il mondo agricolo dato che Farina è sempre stato considerato un allevatore “modello” tra i primi ad aver puntato sulla ricerca, l’innovazione e sulla filiera corta. Anche questi sforzi sembrano dunque essere vani dinanzi all’astuzia dei predatori che hanno saputo entrare in un recinto di ultimissima generazione sbranando 20 pecore mentre le altre 34 sono morte schiacciate nel disperato tentativo di mettersi in salvo, proprio da quella struttura che le doveva proteggere.
“E’ una tragedia che ancora non riesco a metabolizzare -sostiene Farina- ho investito ingenti somme scegliendo una protezione considerata all’avanguardia. Oggi prendo atto che così non è, e lo sconforto è grande. Oltre allo strazio per i miei animali brutalmente sgozzate dovrò valutare altre soluzioni per proteggerli. Mi sento umiliato e beffeggiato perché sento che noi allevatori siamo gli ultimi tra gli ultimi. Quello che ho subito è un danno morale ed economico incalcolabile: tutte le pecore sbranate erano gravide ecografate e nel gregge lo sono altre 150 e 5 hanno già abortito. Il futuro è una incognita e la voglia di arrendermi è forte anche perché pensare di risolvere la piaga predazione con gli indennizzi significa non aver compreso il fulcro della questione”
“Come prima cosa esprimiamo la nostra totale vicinanza a Luigi -concludono i dirigenti Cia Grosseto- e, dato che l’attacco è stato fatto ad un’azienda virtuosa, torniamo a dire che, contro i predatori, nessun sistema di prevenzione è risolutivo al 100%. Inoltre, anche se le istituzioni preferiscono essere sorde, quanto accaduto al gregge di Farina conferma che la presenza dei predatori costringe gli allevatori ad un continuo aumento dei costi di gestione che nessuno vuol riconoscere e che, di fatto, mettono fuori marcato le nostre aziende Nella speranza che il mondo agricolo trovi una maggiore coesione, sia come Associazioni ma anche tra gli stessi imprenditori, ci impegniamo a farci carico di questa ennesima tragedia e di portarla all’attenzione della politica regionale e nazionale nell’auspicio che si possa finalmente comprendere che gli allevatori non possono essere considerati coloro che sfamano i predatori, lupi o ibridi che siano”.