Grano: Cia Veneto, con piogge di maggio giù qualità. Prezzo sceso a 21 euro al quintale
Prime stime annata agraria. Il presidente Passarini: "Chiediamo sostegni e misure ad hoc per rilanciare filiera strategica"
In Veneto, quest’anno, +28% di semine a frumento (in buona parte ha sostituito il mais, una delle colture più idroesigenti). Tuttavia, stando alle prime stime di Cia Veneto, nell’attuale annata agraria la qualità del grano non risulta particolarmente eccellente a causa delle abbondanti piogge registrate a maggio.
Di fatto, le precipitazioni concentrate in poco tempo non hanno favorito un regolare sviluppo della spiga. Non solo. Mentre l’anno scorso il frumento veniva venduto a 35 euro al quintale, oggi le primissime quotazioni si attestano intorno ai 21 euro al quintale.
“Le spese di produzione per gli imprenditori agricoli, però, sono rimaste quasi le stesse rispetto al 2022 -precisa Cia Veneto-. Questi dati danno la cifra del momento di forte difficoltà che stanno attraversando le storiche colture seminative del territorio veneto”.
Fra gli altri numeri da considerare, “nel 2023 la semina del granoturco ha fatto registrare un -25%: dai 161.000 ettari totali dell’anno scorso agli attuali 121.000 ettari complessivi, a motivo della persistente siccità che si è verificata dalla primavera all’autunno scorsi”. In altri termini, gli agricoltori hanno preferito virare verso colture che necessitano di un minor quantitativo d’acqua. Problemi anche per l’orzo, la cui resa sconta un -15%. Come se non bastasse, sono numerosi gli attacchi della cimice asiatica ai danni del frumento: non in un’area precisa, bensì a macchia di leopardo.
“Fra mutamenti climatici e speculazioni di vario tipo, oggi la semina è diventata una scommessa che non fornisce alcun tipo di garanzia -sottolinea il presidente di Cia Veneto, Gianmichele Passarini-. Ovvero, i produttori non sanno se e quanti margini di guadagno rimarranno loro al termine dell’annata agraria”. Stiamo andando nella direzione di un incremento delle spese fisse, aggiunge il presidente, “e, nel contempo, constatiamo minori rese. Alla fine il rischio è che si lavori in perdita”.
In altri termini, precisa Cia Veneto, “anche mutando le coltivazioni, ad esempio passando dal mais al grano, pure per una questione di rotazione dei terreni, rese e qualità dei seminativi sono al di sotto della media”. A peggiorare la situazione il crollo dei prezzi agricoli: “Gli stessi imprenditori, almeno ad oggi, non hanno alcuna certezza rispetto al guadagno che saranno in grado di realizzare -prosegue Passarini-. Si vive alla giornata. E questo trend non fa bene né al comparto agricolo, né ai consumatori finali, che giustamente non comprendono le motivazioni di prezzi finali spesso gonfiati da speculazioni di vario genere. Alla politica -conclude- chiediamo sostegni e misure ad hoc per rilanciare la filiera dei seminativi, strategica in tutto il Veneto”.