21 Ottobre 2025

Giornata donne rurali: il valore sociale delle agricoltrici (Interris.it)

#donne #agricoltura
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Nella data istituita per celebrare la presenza femminile in agricoltura, l’intervista alla presidente di Donne in campo-Cia Pina Terenzi

di Lorenzo Cipolla

15 Ottobre 2025

La loro presenza prova a porsi come argine allo spopolamento delle aree interne, grazie a un radicamento territoriale che cerca di coniugare la tradizione con l’innovazione e un’anima sociale. Le sfide però per le 366mila imprenditrici agricole e le 470mila agricoltrici non sono solo di tipo commerciale, trattandosi per la maggior parte di aziende di dimensioni minori e dedite a produzioni di nicchia rispetto ai loro colleghi uomini, ma dovute a servizi carenti, squilibrio nel lavoro di cura e sostegni che non includono tutti gli anelli della filiera. Delle caratteristiche dell’imprenditoria femminile nel settore primario, delle prospettive, del suo ruolo e delle cose che ancora ci sono da fare, ne ha parlato a Interris.it la presidente di Donne in campo-Cia Pina Terenzi nella Giornata internazionale delle donne rurali, che coincide con l’apertura della loro assemblea nazionale.

L’intervista

Un’azienda agricola su tre in Italia è guidata da una donna. Come valuta questo dato?

“Possiamo fare decisamente di più e si dovrebbe dare maggior attenzione a quelle donne che pur non avendone la titolarità sono coadiuvanti e lavorano a pieno titolo nell’azienda”.

Che tipo di imprese sono quelle a guida femminile?

“Le aziende femminili sono multifunzionali e rivestono anche un ruolo sociale da non sottovalutare, pensiamo agli agriturismi, alle fattorie didattiche, agli agriasili. La maggior parte è a conduzione famigliare, quasi la metà – oltre il 40% – vede alla guida donne over60, le giovani stanno approcciando adesso. Questo modello di gestione instaura un rapporto diretto con l’azienda, le agricoltrici stanno sul campo e danno un volto al territorio, inoltre contrastano lo spopolamento delle campagne e delle aree interne. Si trovano maggiormente nelle aree interne, hanno una superficie agricola utilizzata minore rispetto a quelle dei colleghi uomini – circa sette ettari rispetto a dodici – e si dedicano a produzioni di nicchia, recuperano colture particolari, mantengono in vita le tradizioni tramite l’innovazione, nel rispetto della biodiversità. Ma la carenza di servizi impedisce di sviluppare ulteriormente l’idea di impresa, dove mancano i punti nascita le donne si trova a dovere fare una scelta tra il lavoro e la famiglia e questo noi non lo accettiamo”.

Vi riunite per l’assemblea nazionale di Donne in Campo-Cia. Di cosa discuterete?

“L’assenza di servizi nelle aree interne è un tema vitale. L’assemblea è un momento riflettere e dare dei suggerimenti agli enti invitati per capire come affrontare i problemi. Cerchiamo di capire quali sono i bisogni effettivi delle aziende che si trovano nelle diverse regioni per arrivare a soluzioni che si possano adattare a tutte le realtà”.

Quali tipi di servizi reputate insufficienti?

“Nelle aree interne si chiudono centri che non raggiungono, a seconda dei casi, le 500 o le mille nascite all’anno. In mancanza di una struttura si rinuncia ad avere figli per dedicarsi all’azienda ma così poi vengono pure a mancare le nuove generazioni a cui tramandarla. Pensiamo si possano rivedere i consultori famigliare per aiutare le aziende agricole nelle aree interne. Le donne si trovano a gestire l’azienda, i figli e i parenti più anziani, occorre capire come non far ricadere tutto sulle loro spalle. Un altro tema è quello della salute mentale. Gli effetti dei cambiamenti climatici e i dazi creano difficoltà e disagio ad agricoltori ed agricoltrici, dobbiamo dargli strumenti che permettano di lavorare in serenità”.

Cosa si fa per incentivare e favorire la presenza femminile e la sua crescita professionale nel settore?

“Purtroppo, c’è poco. Sono previsti sostegni per le aziende condotte da imprenditrici che si occupano per esempio di trasformazione dei prodotti, ma è stato escluso il primo anello della filiera. Non tutte possono occuparsi della produzione, della trasformazione e della vendita.

Prima accennava al vostro ruolo sociale. Cosa fa l’imprenditoria agricola femminile per l’Inclusione?

“Tante aziende al femminile propongono agricoltura sociale al proprio interno. Le persone anziane si ritrovano per socializzare e svolgere compiti che li tengono fisicamente ed emotivamente attivi, come fare il pane o curare un piccolo orto. Per l’inclusione di persone con diverse abilità c’è chi propone l’interazione con gli animali. Nel caso della mia azienda abbiamo avuto per un tirocinio uno studente universitario laureando in turismo enogastronomico. Il nostro lavoro va condiviso e deve esser visto come opportunità per tutti, senza distinzione”.

Ritiene che si debbano fare ancora passi avanti nel riconoscimento delle donne in agricoltura?

“Il 2026 è stato dichiarato l’anno internazionale delle agricoltrici e sarà il momento in cui occorre fare un salto di qualità. Il nostro ruolo è oggi riconosciuto, serve dare un supporto concreto con misure mirate. Come Donne in campo non chiediamo soldi ma mezzi e opportunità per riuscire a realizzare i nostri progetti”.

Recentemente in alcuni vigneti sono stati sperimentati dei robot-contadini. La tecnologia aiuta o rischia di sostituire l’essere umano?

“Nella nostra azienda dal 2021 abbiamo introdotto centraline e droni per il monitoraggio. La tecnologia è di notevole supporto perché ci permette di essere di essere più tempestivi e consapevoli, oltre che avere un approccio più mirato al lavoro, con conseguente risparmio di risorse. Ma il profumo delle uve mature quando attraversi i filari resta un’esperienza personale, soggettiva”.

L'intervista su INTERRIS.IT

https://www.interris.it/in-evidenza/giornata-donne-rurali-il-valore-sociale-delle-agricoltrici?fbclid=IwY2xjawNkIUFleHRuA2FlbQIxMQABHpPSeg8YnV8XAzicmwsbHKHRkWvg0qtfnoi_exCK_8rStsKc8TnrCf6KJjR0_aem_sxXDMzh7LeP_860Uy1_J5Q