Fauna selvatica: Cia Piemonte, riforma legge ultima possibilità per salvare agricoltura aree interne
Sono positive le prime valutazioni espresse dal presidente regionale di Cia-Agricoltori italiani del Piemonte, Gabriele Carenini, referente nazionale dell’Organizzazione agricola per la fauna selvatica, sul nuovo Disegno di legge di modifica della legge 157/92 sulla tutela della fauna selvatica illustrato questa mattina dal ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, nel confronto promosso da Cia Agricoltori italiani a Roma, insieme al presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini.
"Riformare la legge sulla fauna selvatica -ha detto Carenini- è l’ultima possibilità che abbiamo per ristabilire l’equilibrio naturale sul territorio, tutelando l’ambiente e l’agricoltura. Non è vero che in questi anni non si è fatto nulla, ma l’impatto della fauna selvatica è diventato cosi rilevante da finire fuori controllo. Gli strumenti ordinari non bastano più, ci vogliono interventi straordinari. La legge attualmente in vigore, vecchia di oltre trent’anni, è superata dalla realtà dei fatti, c’è bisogno di una riforma radicale e immediata".
Carenini ha ricordato come il problema non sia limitato, come avveniva fino a qualche anno fa, alle colture cerealicole: "Non si parla solo di cinghiali -ha osservato il presidente di Cia Piemonte-, per colpa dei quali in alcune aree interne del Paese gli agricoltori hanno rinunciato a seminare, ma i danni ormai sono evidenti anche sulle colture arboree, nelle vigne, dove spopolano i caprioli e altre specie selvatiche. Le aziende agricole più 'fortunate', che ancora continuano l’attività, sono comunque costrette a mettere preventivamente in bilancio una quota di perdita provocata dalla fauna selvatica".
Secondo Carenini, il problema non è affrontabile a compartimenti stagni, ma richiede il coinvolgimento di tutti gli attori che interagiscono sull’ambiente: "Ci sono province dove la gestione della fauna selvatica funziona -ha detto Carenini-, perché sono stati superati gli interessi di parte. Ripartiamo da lì, replicando i modelli virtuosi sul resto del territorio".
Sul tema, sempre in primo piano, della Peste suina africana, il presidente di Cia Piemonte ha affermato: "Se fare in modo che i cinghiali non escano dalle zone infette è stato un buon provvedimento sanitario, bisogna compensare gli agricoltori che in quelle zone cuscinetto si sacrificano per tutti, subendo le conseguenze delle restrizioni. E poi, parallelamente alle attività di controllo e biosicurezza, è opportuno che anche nelle zone rosse si proceda con gli abbattimenti dei cinghiali, per evitare che il loro numero diventi incontrollabile".