Dazi: Cia Veneto, una bottiglia di Prosecco verrà il 20% in più sugli scaffali Usa
I maggiori costi saranno scaricati sui produttori, necessarie misure compensative
Con i dazi Usa al 15%, ogni bottiglia di Prosecco, e di tutti i vini veneti, potrebbe costare fino a un +20% sugli scaffali d’oltreoceano. “Se non è una batosta, poco ci manca”, osserva Cia Veneto, “pare vi siano ancora dei margini di manovra, ma occorre farsi trovare pronti rispetto a qualsiasi scenario”.
Il mercato a stelle e strisce rimane il primo in termini di export relativamente al Prosecco, con un fatturato annuo che ammonta a circa 500 milioni di euro. Non solo. Nell’ultimo decennio il trend delle esportazioni verso gli Stati Uniti risulta in crescita, con punte di un +10%.
“La mazzata dei dazi giunge proprio nel momento in cui l’export dei vini verso l’America si sta consolidando, a dimostrazione del fatto che non si tratta di una moda passeggera -osserva il presidente di Cia Veneto, Gianmichele Passarini-. Dati questi numeri, un 15% destinato a fare molto male, il bicchiere rimarrebbe fatalmente mezzo vuoto. Di fatto, l’accordo raggiunto è unilaterale e finisce per penalizzare soltanto l’Ue”.
L’introduzione di nuove imposte avrà un impatto diretto soprattutto sulle piccole e medie aziende agricole vitivinicole, che da tempo stanno investendo sulla qualità, sull’internazionalizzazione e sulla sostenibilità. Da qui in avanti, precisa lo stesso presidente, “serve un’azione politica forte, a livello nazionale ed europeo, al fine di prevedere adeguate risorse che vadano a ristorare i maggiori costi sostenuti lungo la filiera”.
Tali finanziamenti ad hoc, secondo Cia Veneto, potranno essere o straordinari o reperiti nei capitoli di quei fondi comunitari non interamente spesi. “Uno strumento, quello dei rimborsi, che va nella direzione di una limitazione dell’effetto dumping, cioè il tentativo di abbassare il prezzo da parte dei produttori per rimanere competitivi”. Con effetti, però, nefasti poiché si ridurrebbero i margini di guadagno di vini universalmente riconosciuti d’eccellenza.
Per compensare almeno in parte i dazi, Cia Veneto chiede inoltre alle autorità competenti “di mettere in campo una nuova comunicazione sul vino attraverso i fondi dell’Ocm, Organizzazione comune del mercato vitivinicolo”. In altri termini, “siamo chiamati a far leva su concetti semplici e immediati, in grado di arrivare direttamente ai consumatori”.