29 Luglio 2019

Vino: da Crea nuovi studi contro il mal dell’esca

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La fitopatologia sta provocando gravi danni ai vitigni e ingenti perdite economiche

Una banca dati unica nel suo genere, il controllo biologico e la bonifica di suoli contaminati. Questa è la strategia che il Crea, con il suo centro di Viticoltura e Enologia, sta mettendo in campo per contrastare il mal dell’esca, una patologia che sta provocando importanti danni qualitativi e quantitativi alla viticoltura e ingenti perdite economiche per i produttori. Il mal dell’esca della vite è dovuto all’azione spesso combinata o consecutiva di vari funghi, che attaccano il legno della pianta, compromettendo il passaggio dell'acqua e dei nutrienti dalle radici alla parte aerea. Proprio per queste ragioni, i ricercatori del Crea hanno messo a punto un sistema che gli ha permesso di caratterizzare nel dettaglio questa sindrome così complessa.

La ricerca del Crea. È stata realizzata la prima banca dati composta da funghi provenienti da piante sane e da piante malate. Questa collezione micologica è unica nel suo genere al mondo, perché per la prima volta sono stati individuati e caratterizzati anche i virus che infettano i funghi. Ne è emerso che il fungo, dopo esser stato contagiato dal virus, è meno virulento, e di conseguenza, può, in alcuni casi, essere usato a sua volta come agente di controllo biologico per il mal dell’esca. Tali risultati hanno dato luogo a sperimentazioni successive: alcuni funghi provenienti dalle piante sane sono stati, infatti, testati anch’essi come agenti di biocontrollo per la loro capacità di contrastare quei funghi patogeni che provocano il mal dell’esca. I ricercatori ne stanno ancora sperimentando e valutando l'efficacia in pianta. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Environmental microbiology.

Le indagini condotte non si sono limitate alla pianta: studiando la microflora del suolo è emerso che laddove siano presenti piante malate, risultano infettati anche i suoli, aumentando quindi la facilità e la rapidità di propagazione della sindrome. Con l’intento di bonificare i suoli contaminati, gli esperti del Crea stanno recuperando la fauna microbica, attraverso una colonizzazione mirata con funghi e batteri benefici, quali ad esempio quelli che aumentano l’azoto nel suolo senza concimare oppure quelli che favoriscono l’assorbimento di fosforo e minerali o quelli che combattono i patogeni. Questo studio è stato pubblicato sulla rivista Soil biology and biochemistry.

Questa malattia, da sempre associata a viti piuttosto vecchie, è ampiamente diffusa in tutte le aree viticole del mondo e attualmente causa gravi danni anche in impianti giovani, a causa della diversa sensibilità varietale e della variabilità dei sintomi. Una delle varietà più sensibili, per esempio, è il Glera, con cui si produce il prosecco: nei vigneti giovani (sotto i 10 anni) la diffusione di piante malate è tra il 2-4%, ma supera il 10% nei vigneti più vecchi. Per quanto riguarda le perdite economiche, il costo stimato è di 2.000 euro/anno/ettaro, utilizzando come parametri dei valori medi (un vigneto di 25 anni d’età e una percentuale di piante infette del 6%) e tenuto conto che l’incidenza aumenterà con l’aumentare dell’età del vigneto. Senza considerare che, per i vitigni che raggiungono la piena produttività dopo i 25 anni, l’entità del danno aumenta considerevolmente.