Credito: Ue e BEI, ad agroalimentare Made in Italy servono 2,8 mld
Rapporto 2020 su bisogni finanziari nel settore. Per l'Italia, hanno collaborato allo studio i giovani di Cia
La Banca europea degli investimenti e la Commissione Ue pubblicano il Rapporto 2020 sui bisogni finanziari in agricoltura e per l'agroalimentare. Per quanto riguarda l'analisi sull'Italia, tra le realtà del settore che hanno collaborato alla realizzazione dello studio, anche l'associazione nazionale dei giovani imprenditori di Cia-Agricoltori Italiani, Agia, presente anche nel glossario inserito nel documento integrale: Study on financial needs in the agriculture and agri-food sectors in 24 EU Member States
Tra le maggiori evidenze dello studio che ha realizzato focus su ciascuno dei 24 Paesi con particolare attenzione ai giovani agricoltori, il fabbisogno finanziario del settore che è pari a 1,3 miliardi di euro cui si sommano i 1,5 miliardi per le imprese agroalimentari, relativi a prestiti a lungo termine per le Pmi. Alla base di tali cifre un lento ricambio generazionale, un insufficiente livello di specializzazione delle banche in agricoltura e la mancanza di competenze finanziarie e di sistemi contabili adeguati nelle aziende agricole italiane.
I rapporti, realizzati con il supporto di Ecorys e Frankfurt School of Finance and Management, stimano il gap finanziario nei settori agricolo e agroalimentare, nei vari Paesi coinvolti, analizzano e propongono raccomandazioni sul ruolo degli strumenti finanziari FEASR nel colmare tale gap. Tra queste, emerge l'opportunità di combinare l'accesso facilitato agli strumenti finanziari con l'assistenza tecnica agli agricoltori. Mentre per quanto riguarda le Pmi agroalimentari e per consentire economie di scala anche alle imprese più piccole, si sottolinea la possibilità di creare fondi azionari centralizzati.
Nel dettaglio, lo studio che esamina le esigenze di finanziamento dei settori agricolo e agroalimentare in 24 Stati membri dell'Ue, attinge ai risultati di due sondaggi a livello UE incentrati sull'accesso alle condizioni finanziarie di oltre 7.600 agricoltori e 2.200 imprese agroalimentari. E' stato identificato un significativo deficit finanziario tra 19,7 e 46,6 miliardi di euro per l'agricoltura e oltre 12,8 miliardi di euro per il settore agroalimentare. Inoltre, i rapporti rivelano che nella maggior parte degli Stati membri, il finanziamento del settore agricolo è soggetto a tassi di interesse più elevati e condizioni sfavorevoli rispetto ad altri settori dell'economia e che vi è una flessibilità insufficiente nelle condizioni di prestito e rimborso, particolarmente necessaria in agricoltura.
Secondo lo studio, poi, le grandi aziende agricole hanno un accesso piuttosto facile ai finanziamenti, mentre i giovani agricoltori e i nuovi entranti sono tra i gruppi più colpiti e spesso mancano di adeguate possibilità di finanziamento. Le piccole aziende agricole incontrano, infatti, notevoli difficoltà in termini di accesso agli investimenti per lo sviluppo, a causa della mancanza di risorse da utilizzare come garanzie e delle competenze necessarie per preparare i piani aziendali.
L'Associazione dei giovani imprenditori agricoli di Cia ha contribuito con la partecipazione dei suoi associati al sondaggio. E' emerso che quasi un quarto dei giovani di Agia intervistati, non ha mai fatto richiesta di finanziamento nonostante ne avesse bisogno. Le ragioni principali che spingono i giovani agricoltori under40 a non richiedere i finanziamenti, sono riconducibili alla loro percezione delle procedure di accesso al credito come eccessivamente burocratico e bizantino. Seguono, come motivazioni, lo scetticismo nel sistema bancario (per cui il contrarre debiti bancari viene connotato negativamente) e il basso livello di conoscenze dei sistemi finanziari e dell’accesso al credito diffuso tra i giovani agricoltori. Dal sondaggio risulta, inoltre, che pressoché la totalità degli intervistati conduce attività di impresa presso l’azienda agricola di famiglia e solo una minima parte (6%) degli intervistati ha aperto la propria azienda agricola negli ultimi due anni.