Coronavirus: Agia Basilicata, allevamenti ovini a rischio collasso
L'emergenza renderà difficile l'attività dei pastori lucani in vista della Pasqua
La Pasqua è in arrivo e con l’estensione delle restrizioni per l'emergenza Covid-19 sono proprio gli allevamenti, in particolare ovini, a rischiare il collasso. L'associazione dei giovani di Cia in Basilicata che pone l'attenzione sul problema, conta tra i suoi soci numerevoli pastori, che svolgono indirettamente anche l’importante ruolo di sentinelle ambientali e presidio dei territori.
Diverse le testimonianze e gli appelli raccolti su Sassilive.it come quello di Gabriele Avigliano di Vaglio (PZ) secondo cui “La crisi del mercato degli agnelli in questo periodo è dovuta a diversi motivi, il più importante sicuramente è la mancanza di richiesta da parte dei macellai in quanto non ricevono prenotazioni di carne d’agnello per il periodo Pasquale, quindi molto restii all’acquisto di capi dagli allevatori. Il secondo motivo -continua Avigliano- è l’arrivo di animali già macellati dall’estero a prezzi molto bassi che ha dure ripercussioni sul prezzo del prodotto nazionale".
A mettere a fuoco le difficoltà per il settore anche Michele Caravelli Pastore ventottenne di Tricarico (MT), con una laurea in Tecnologie delle Produzioni Animali presso la facoltà di medicina veterinaria Federico II di Napoli. "Attualmente -dichiara Michele- non abbiamo domanda di agnelli a causa del Covid 19, motivo per cui il prezzo non supera i 2,60€/kg di peso vivo. Tuttavia bisogna sottolineare che l’anno scorso il prezzo era leggermente più alto, ma in ogni caso una miseria. Come fa un allevatore a rientrare nel bilancio annuale se deve affrontare spese sempre più alte con profitti sempre più bassi? I problemi siano svariati: bisogna spingere la grande distribuzione a consumare il prodotto italiano. In Italia ci sono 7 milioni di pecore e un consumo procapite di 1,5 kg di carne di agnello (dati istat) per cui dovremmo essere autosufficienti. Poi gli allevatori stessi che dovrebbero mettersi insieme, solo stando uniti si riuscirebbero ad allontanare tutti gli pseudo commercianti affaristi e cattivi pagatori".
"Tra i paradossi -continua Caravelli- c'è la politica dei prezzi. Non riesco a spiegarmi per quale motivo, o distorsione economica, l’agnello in macelleria ha un prezzo medio che si aggira intorno ai 14,00 euro al kg e al produttore viene pagato a 3,00 euro. Una filiera che danneggia soprattutto produttori iniziali e i consumatori finali. Una soluzione a può essere anche la filiera corta, ma le istituzioni devono semplificare la burocrazia (agevolando macellazioni aziendali, vendita in azienda ecc), le macellerie del territorio devono rifornirsi in aziende del territorio, non escluderei un accordo con l’associazione Macellai e Cia-Agricoltori Italiani per incentivare il consumatore finale ad acquistare prodotti locali. Gli allevatori lucani sono in prima linea per la realizzazione di un prodotto di qualità, salutare e genuino”.
Leonardo Lorusso AGIA-CIA di Avigliano (PZ), con azienda nella frazione di Castel Lagopesole, non ci sono dubbi “unire gli allevatori e creare legami diretti con la Grande distribuzione, contribuendo a valorizzare il Made in Italy con politiche in grado di riconoscere il giusto valore a produzioni di qualità certificata, magari attraverso l’istituzione di consorzi Regionali o Provinciali di valorizzazione delle produzioni".
Infine, Michela Giura riferimento Agia-Cia ad Albano di Lucania (PZ) commenta: “Purtroppo in queste circostanze non mancano gli speculatori che propongono offerte ridicole agli allevatori, i quali già in una situazione di sofferenza, si vedono costretti ad accettare. Bisogna prima sensibilizzare i nostri rappresentanti politici, che consapevoli della passione e degli enormi sacrifici fatti dagli allevatori italiani dovrebbero favorire la vendita del loro prodotto ad un prezzo adeguato limitando le esportazioni dall’estero”.