Cia Veneto: primo focolaio di dermatite bovina a Porto Mantovano
Nessun allarmismo, ma preoccupazione tra gli allevatori
I 1543 allevamenti di bovini che si trovano nel Basso Veneto (1.492 in provincia di Verona, 25 in provincia di Vicenza, 16 nel padovano e 10 in Polesine) ricadono sotto le aree di protezione e sorveglianza messe a punto dalla Regione nell’ambito del contrasto alla dermatite nodulare contagiosa. Nessun allarmismo, ma il primo focolaio di “Lumpy Skin Disease” registrato qualche settimana fa a Porto Mantovano, comincia a preoccupare gli allevatori. Si tratta di un fenomeno virale che colpisce solo i bovini (l’uomo ne è indenne): da decenni non era presente in Europa. Nei giorni scorsi Cia Veneto ha partecipato ad una riunione tecnica nella quale sono state fornite indicazioni ad hoc. In primo luogo, i servizi veterinari delle Regioni Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto hanno istituito una zona di protezione, nel raggio di 20 km, e una di sorveglianza (50 km) attorno al Comune di Porto Mantovano.
Attualmente le movimentazioni dei capi da vita sono possibili solo all' interno della zona di restrizione, previa visita veterinaria e test clinici. Bloccate, invece, le movimentazioni verso i macelli, eccetto quelli designati, ovvero autorizzati da un punto di vista sanitario. Per quanto riguarda il latte, non sono previste specifiche restrizioni nella movimentazione, ma il rafforzamento delle misure igienico sanitarie durante il trasporto e l’obbligo della pastorizzazione o “trattamento termico equivalente”, come normalmente avviene negli stabilimenti di lavorazione. La Regione Veneto ha inoltre lanciato un forte richiamo alla lotta agli insetti negli allevamenti e nei camion. Se non si manifesteranno ulteriori casi, il periodo di restrizione durerà fino al prossimo 11 agosto.
“I nostri allevatori sono in prima linea, con l’unico obiettivo di contenere il focolaio -sottolinea il presidente di Cia Veneto, Gianmichele Passarini-. Desideriamo collaborare coi servizi veterinari delle Ulss interessate a tale criticità. Non solo. Abbiamo chiesto alle autorità competenti che in questa fase i veterinari del servizio pubblico vengano affiancati da quelli privati al fine di eseguire controlli rigorosi. In ogni caso la guardia deve rimanere alta -conclude- poiché risultano coinvolte le tre Regioni con il maggior valore produttivo bovino a livello nazionale”.