20 Aprile 2018

Cia Veneto difende gli allevatori di suini: Rispettano le norme

#zootecnia #qualità
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I produttori veneti sono certificati Dop Parma e San Daniele

Cia Veneto si oppone con durezza alla condanna degli allevamenti suinicoli, apparsa sulle testate locali nei giorni scorsi. I produttori veneti rispettano le norme igienico sanitarie e parametri ben precisi -precisa- tracciabilità ed etichettatura garantiscono l’origine del prodotto. La quasi totalità degli allevatori del nostro territorio sono certificati per la realizzazione dei pregiati prosciutti Dop Parma e San Daniele, e rispettano norme relative al benessere animale che sono sempre più restrittive e aggiornate. Tanto per essere chiari -fanno sapere da Cia Veneto- le norme vietano nel modo più assoluto la stabulazione singola, che si traduce nel fatto che i suini non sono chiusi in gabbie, e stanno, invece, in gruppo.

Per fare il punto, in Veneto vi sono: 9.200 allevamenti di suini, dei quali 7.000 a conduzione famigliare, e 712 sono allevamenti da ingrasso. In tutta la regione si contano circa 600.000 capi, il 4% in più rispetto al 2015, e le province dove si concentra il maggior numero di allevamenti di questo tipo sono Padova, Treviso e Verona.

Cia Veneto interviene anche in merito al temo dello smaltimento dei liquami. Gli allevatori -spiega- rispettano, anche in questo caso, norme molto precise, che fanno riferimento alla conosciuta ‘Direttiva nitrati’, Direttiva 91/676 CEE. Essa prevede un carico di azoto pari a 170 kg per ettaro all’anno nelle zone vulnerabili, ossia le aree ad alto rischio di inquinamento delle falde freatiche, come l’Alta padovana, e parte della Bassa, fino al limitare della Laguna. Lo smaltimento avviene in seguito alla comunicazione alla Regione da parte dell’allevatore, tramite un sistema informatico visibile da Arpav, Provincia, Comuni e Procura della Repubblica, e deve rispettare precise modalità e periodo di spandimento. Ogni azienda, inoltre, deve smaltire, per ogni ettaro, il liquame corrispondente a 17 capi.

Non bastasse ciò, a scagionare gli allevamenti di suini dalle accuse di essere causa di inquinamento, vi è l’importanza stessa di liquame e letame. Questi ultimi, infatti, se utilizzati in modo corretto, costituiscono un concime naturale a costo zero, che viene usato da sempre nella pratica agricola.

“Gli agricoltori sono sempre di più i custodi del territorio, e protagonisti della sostenibilità ambientale -dichiara il presidente CIA Veneto, Gianmichele Passarini-. Utilizzano meno antibiotici nell’allevamento dei capi, grazie a tecniche naturali avanzate e innovative. La tracciabilità e l’etichettatura sono elementi fondamentali per registrare la provenienza dei prodotti, e sono indispensabili a tutelare il marchio Made in Italy e a garantire ai consumatori un’alimentazione sana e completa”.