Cia Veneto: con dazi al 30% a rischio agroalimentare regionale per oltre 1 miliardo
L’export agroalimentare veneto vale oltre 1 miliardo di euro all’anno. “Difficile fare previsioni, ma con questi dazi applicati dagli Usa, un 30% che qualora confermato farà molto male, rischiamo un tracollo. E non solo relativamente al vino”. Il presidente di Cia-Agricoltori Italiani Veneto, Gianmichele Passarini, si dice fortemente preoccupato per la potenziale perdita di competitività delle eccellenze Made in Italy a motivo delle ultime dichiarazioni del presidente Donald Trump: “Occorre il massimo impegno da parte delle Istituzioni, in primo luogo l’Ue, al fine di evitare una guerra commerciale che sarebbe fortemente lesiva per la nostra Regione”. Oltre al vino, tra i principali prodotti esportati negli Stati Uniti, l’olio, la pasta e i formaggi. In tutto questo, nell’ultimo decennio l’export agroalimentare veneto è aumentato di più del 50%.
"A dire che la qualità dei nostri prodotti è riconosciuta a livello internazionale -aggiunge Passarini-. Tale nuova barriera protezionistica rappresenta uno stop pericoloso; avrà, inoltre, delle ripercussioni anche sugli altri mercati, i quali saranno inflazionati da merci originariamente destinate al mercato americano”. Non solo. Questa disputa commerciale, che alla lunga vedrà tutti gli attori perdenti, comporterà un sicuro incremento dell’Italian sounding, ovvero la commercializzazione di prodotti contraffatti (all’apparenza sembrano italiani, ma in realtà non lo sono). Nello specifico, sarà il Prosecco a risentire maggiormente dei dazi: dal Veneto quota 491 milioni di valore all’anno verso gli Usa.
“La negoziazione dell’Unione Europea dovrà essere ferrea -precisa il presidente di Cia Veneto- anche se percepiremo solo fra qualche tempo la vera onda post dazi”. In ogni caso, conclude, “bisognerà pure mirare ad altri mercati emergenti, come quelli dei Paesi del Mercosur, India e Nord Africa, nella logica della massima diversificazione”.