20 Ottobre 2017

Cia Sardegna: crisi agricoltura non attende e non dà tregua. Tradurre impegni in interventi concreti

#agricoltura
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Il documento approvato dalla Direzione regionale.

Nel comparto agricolo sardo permane una situazione di estrema difficoltà dovuta a una crisi profonda che affonda le radici in ritardi strutturali accumulati nel tempo, ai quali si sommano le varie emergenze congiunturali esplose in questi ultimi anni.

Tutto ciò condiziona pesantemente il settore e qualsiasi ipotesi o scenario di ripresa del comparto.

I produttori agricoli sono in piena crisi e coinvolti tutti: allevatori, cerealicoltori, ortofrutticoltori, senza eccezione alcuna.

Il crollo dei prezzi a partire dal 2016, latte, carne, cereali, con punte del 50%, ha dimezzato i ricavi aziendali, minando la stessa possibilità di sopravvivenza delle aziende.

La crisi assume proporzioni più devastanti se teniamo conto che nel corso dell’annata agraria 2016/2017, si sono sommate calamità naturali di ogni tipo, gelate, alluvioni, incendi che hanno devastato territori ed aziende oltre ad una stagione siccitosa estremamente lunga che ha impedito la maturazione e raccolta di intere produzioni e la stessa messa a dimora di interi segmenti del comparto orto-frutticolo, per l’assenza di acqua.

Il prepotente riemergere della lingua blu, manifesta palesemente i ritardi con i quali si affrontano i problemi atavici della sanità animale in Sardegna, dalla lingua blu alla peste suina, dall’echinococcosi alla brucellosi e quant’altro.

Le endemie e le fitopatie testimoniano l’improvvisazione e l’approssimazione con la quale sono stati affrontati i problemi nei settori fondanti, zootecnia ed ortofrutticoltura, dell’agricoltura sarda.

In questo quadro emerge e si conferma la nostra convinzione che la crisi riguarda tutti e gli interventi devono essere pensati ed indirizzati, riconoscendone pari dignità, a tutti i comparti dell’agricoltura sarda.

La crisi va affrontata con lungimiranza, con un respiro di alto profilo, che sappia coniugare l’emergenza con la prospettiva, rimuovendo soprattutto, con interventi strutturali, le ragioni che portano a riprodurre in modo ciclico le crisi devastanti subite in questi anni.

Rimane, tutta intera, l’esigenza di fare un intenso lavoro, anche in tempi molto ravvicinati, per esaminare la situazione comparto per comparto che consenta di trovare soluzioni mirate e strutturali alla crisi, uscendo dal vicolo cieco delle emergenze e dalla ciclicità dei problemi.

I passi in avanti compiuti con l’indicazione delle risorse da destinare agli interventi, se non accompagnati e tradotti in azioni concrete, in tempi rapidi ed accettabili, corrono il rischio che, come accaduto con il Provvedimento dei 14 milioni di euro del febbraio scorso, si traducano in un nulla di fatto.

Abbiamo la sensazione che, ancora oggi, la gravità della crisi e l’esigenza di interventi concreti ed immediati, che siano capaci di indurre una svolta, non siano percepiti in tutta la loro reale portata.

I percorsi indicati ci sembrano lontani e pieni di ostacoli per garantire ai pastori la possibilità di ricevere immediatamente gli interventi di cui il comparto ha estrema necessità.

Inoltre senza interventi strutturali contestuali all’intervento sull’emergenza tra un paio di mesi saremo punto e a capo, se non in una situazione peggiore.

Nel settore ovicaprino il problema rimane governare il prodotto; prima di tutto il pecorino romano, ma anche autogovernare il latte da parte dei produttori. Per questo è necessaria l’unità di intenti di tutti i Soggetti che influiscono ed operano nel settore ed una iniziativa adeguata dell’Organizzazione Interprofessionale OILOS e dei Consorzi di Tutela, che devono recuperare ed esercitare in modo adeguato il ruolo. Sulla base dei dati delle giacenze delle produzioni (reali e verificate) si devono costruire soluzioni per l’emergenza (crollo del prezzo) per evitare di scivolare nuovamente nelle svendite, sapendo che bisogna dare risposte strutturali al problema per evitare il ripetersi di crisi cicliche. Le soluzioni vanno tutte trovate ma non siamo disponibili a fornire alibi a nessuno. Si lavori per utilizzare al meglio le risorse stanziate con i provvedimenti del Consiglio Regionale. Le decisioni sull’utilizzo delle risorse sono in capo a chi ha la responsabilità di governo, Assessore all’Agricoltura e Giunta Regionale tanto meno possono essere scaricate sulle Organizzazioni Professionali o sugli strumenti tecnici Istituzionali che hanno ben altri compiti.

Negli altri settori, dove l’urgenza è altrettanto impellente quanto e come nel settore ovicaprino, siamo ben lontani dalla individuazione e definizione degli interventi e dalle procedure legislative e normative necessarie per arrivare alla loro rapida attuazione.

Se ciò non avvenisse o i tempi venissero dilatati all’infinito, significherebbe non rispettare il Protocollo d’Intesa sottoscritto il 5 settembre con grande enfasi dal Presidente della Giunta Regionale della Sardegna, dal Presidente del Consiglio, dall’Assessore all’Agricoltura, dai Presidenti delle Commissioni Agricoltura e Bilancio, e dai Capi Gruppo di maggioranza, e suonerebbe come una beffa non tollerabile nei confronti dell’intero comparto agricolo, pastorizia compresa, nonché come l’ulteriore tassello di un prorompente discredito e degrado delle Istituzioni che si ergono a Rappresentanti del Popolo sardo.

Contestualmente e contemporaneamente all’intervento emergenziale, ribadiamo che oggi è più che mai indispensabile dotarsi di un Progetto strategico, con una visione di lungo respiro che dia stabilità e prospettiva all’agricoltura sarda, che anche emblematicamente rappresenta il tessuto connettivo, economico e sociale, dell’intera Isola.