01 Giugno 2021

Cia Puglia: la guerra delle ciliegie si vince solo unendosi

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Creare Op, raccolti su più settimane, differenziare tra consumo e trasformazione

Ciliegie a terra, intere cassette svuotate per strada a tingere di rabbia l’asfalto. È quanto accaduto a Casamassima, durante una clamorosa e drammatica protesta. Cosa sta succedendo alla campagna cerasicola pugliese? “Succede che moltissimi piccoli e medi produttori, in Puglia, non sono nelle condizioni di raccogliere il prodotto perché il prezzo che viene loro accordato non copre nemmeno le spese per la raccolta e i costi di produzione”, ha spiegato Raffaele Carrabba, presidente di Cia Puglia.

Sono principalmente tre i fattori sui quali le controparti dei produttori stanno facendo leva per spingere al ribasso i prezzi corrisposti ai produttori. “A causa di alcuni eventi climatici, il calibro di una parte del raccolto è inferiore ai consueti standard -ha aggiunto Sergio Curci, responsabile GIE Ortofrutta per Cia Puglia-. Le dimensioni ridotte, che pure non inficiano la qualità delle ciliegie, fanno sì che il prodotto sia giudicato meno appetibile per il consumatore”. A questo, poi, si aggiunge che “nella nostra regione, il raccolto quest’anno sia caratterizzato da quantitativi rilevanti che hanno intasato il mercato nelle prime settimane di campagna cerasicola. Il terzo fattore è rappresentato dall’esiguità del numero di OP (Organizzazioni di Produttori), di cooperative o consorzi capaci di aggregare l’offerta, programmarne l’uscita sul mercato, differenziarla per tipologie e destinazione di consumo o trasformazione a seconda dei differenti livelli qualitativi delle ciliege prodotte”.

“Quella dei prezzi al ribasso e dello squilibrio tra quanto accordato ai produttori e i profitti della Gdo è una questione che riguarda tutto il settore della frutticoltura e più in generale dell’ortofrutticolo -ha dichiarato Carrabba-. Noi stiamo puntando sull’aggregazione dei produttori. Fare massa critica significa avere un potere contrattuale più elevato ed essere in possesso delle risorse necessarie a fare programmazione e a investire nella ricerca varietale. Occorre programmare campagne cerasicole nelle quali la produzione non sia subito ingolfata da grandi quantitativi, ma che distribuisca la raccolta sull’arco di più settimane. È necessario, poi, saper realizzare una programmazione anche rispetto alle diverse qualità: nei mercati rionali e cittadini, così come nei supermercati, dobbiamo fare arrivare prodotti di grande qualità che siano remunerativi per i produttori. Allo stesso tempo, è necessario saper prevedere che una parte dei raccolti, quelli caratterizzati da calibri e resa qualitativa differente, possa prendere la via della trasformazione in bevande, succhi di frutta, confetture, prodotti essiccati, preparati vitaminici e altro ancora”.

“La rabbia è comprensibile. Siamo solidali con i produttori che hanno manifestato, ma allo stesso tempo dobbiamo dire chiaramente che quella rabbia va incanalata in qualcosa di più costruttivo, altrimenti non ci resteranno altro che cassette svuotate a terra e frustrazione crescente -ha continuato il presidente di Cia Puglia-. Dalla politica dobbiamo pretendere gli strumenti e le azioni necessarie a favorire le aggregazioni e un riassetto organizzativo del settore. A noi stessi, invece, dobbiamo chiedere un cambio di mentalità, un’apertura verso il futuro che è fatto di aggregazione, con la nascita di nuove Organizzazioni di Produttori, perché un produttore solo è anche più debole e maggiormente esposto alle manovre speculative”.

Secondo Pietro De Padova, presidente Cia Due Mari (Taranto-Brindisi), “la Gdo negli ultimi 20 anni di fatto ha stritolato i produttori agricoli. All’interno dei supermercati i prodotti non ricevono il giusto riconoscimento, poiché divengono oggetto o di svalutazioni al ribasso per fare da prodotto ‘civetta’ o di rincari spesso spropositati, soprattutto a fronte di quanto viene riconosciuto ai produttori. Forse è arrivato il momento di favorire la rinascita di punti vendita e negozi specializzati per la distribuzione dei prodotti ortofrutticoli, poiché la grande distribuzione, anziché avvicinare il produttore al consumatore, allarga la forbice imponendo costi aggiuntivi alla filiera legati alla logistica e ai trasporti. Le perdite per gli agricoltori sono sempre più consistenti, poiché stiamo parlando di merce altamente deperibile che, tra l’altro, sui banconi della Gdo viene spesso maneggiata dai consumatori-clienti, accelerando così il processo di deterioramento”.