Cia porta a Roma “Racconti contadini” di Carmine Nardone
All'incontro con l'autore è intervenuto il presidente nazionale, Dino Scanavino
Cia-Agricoltori Italiani porta a Roma "Racconti contadini. Storie di vita, di lavori, di donne e uomini delle contrade del Sannio - e di chi scrive" di Carmine Nardone.
Il libro è stato presentato nella serata di ieri, martedì 21 gennaio, all'Auditorium "Giuseppe Avolio". L'incontro ha visto la partecipazione dell'autore che ha dialogato davanti a una ricca platea, con il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino; Alessandro Nardone dell'Università degli Studi della Tuscia e Alessandro Mastrocinque, della giunta nazionale e presidente di Cia Campania. A chiudere l'evento, lo spettacolo "Il canto di Cincinnato" voce e fisarmonica Eduarda Iscaro con Giusy De Rienzo, voce narrante e Lello Campanelli alle percussioni.
“Durante la lavorazione del tabacco e in particolare durante l’infilzatura delle foglie (le foglie faccia a faccia e costola a costola), le donne e le persone più anziane raccontavano storie di ogni tipo alla presenza dei ragazzi e delle ragazze” comincia così “Te vuò accattà a papera?” uno dei racconti del libro “Racconti contadini”. Con la prefazione di Teo Ruffa e la postfazione di Franco Arminio, il volume (IDEAS EDIZIONI - 2019), propone oltre 80 storie che narrano la vita delle campagne del Sannio, a tratti autobiografiche, a tratti quasi leggendarie e che si tramutano talvolta in favole da raccontare, ancora oggi, ai nostri figli. Un'opera, che senza nessuna remora, affronta la triste piaga della povertà delle nostre campagne. Parla della fame, dello sfruttamento, della sofferenza, ma anche di riscatto, di presa di coscienza di rivincita nei confronti degli sfruttatori.
Il libro nasce dalle contrade di Benevento, dalle fatiche, dagli usi e dai costumi dei “cafoni”, guardati “dall’alto in basso” dai cittadini urbani. Nucleo centrale la famiglia di Nardone, con il padre Fiorentino e la madre Luisa protagonisti, storia d’amore e peregrinazioni da una masseria all’altra, gioie e dolori, arricchiti dall’umanità di personaggi tipici, dalla vivacità di rapporti genuini, dalla semplicità della vita contadina. L’apparizione della tecnologia sconvolge i ritmi della campagna con l’avvento dei primi trattori e dei cosiddetti “trerrote”. L’autore osserva incuriosito e affascinato tutte le varie fasi dell’evoluzione e dell’innovazione delle attrezzature agricole.
Curiosità, aneddoti, affreschi, scene divertenti rendono leggera e piacevole la lettura, senza sminuire la dimensione culturale, etica, sentimentale di un mondo che appare lontano, ma che è destinato a dare ancora tanti frutti. Nel racconto emerge la necessità di superare il vecchio contrasto tra città e campagna, per costruire un percorso unitario di collaborazione e solidarietà.
Definito dalla critica “un atto d’amore verso la terra e per il Sannio”, è un viaggio tra i ricordi dell’autore che recupera dalle sue memorie degli affreschi di una Benevento rurale che viveva di condivisione, sostegno reciproco e di valori.
“Ci porta -scrive il paesologo irpino, Franco Arminio, autore della post-fazione- nelle case contadine, ci riporta a quegli anni che non abbiamo vissuto”.