Cia Piemonte: servono risorse, meno burocrazia e un patto nazionale per il settore
L'appello del presidente Carenini in occasione dell'Assemblea confederale
«Le nostre aree interne e l’agricoltura sono sotto attacco. Senza risorse adeguate, senza una riduzione reale della burocrazia e senza una visione comune rischiamo di perdere pezzi di territorio e di identità produttiva. Chiediamo all’Europa e all’Italia di dirci chiaramente se l’agricoltura è una risorsa o un problema».
Così Gabriele Carenini, presidente di Cia-Agricoltori italiani di Piemonte e Valle d’Aosta, ha aperto ieri a Torino l’assemblea regionale dell’Organizzazione.
Carenini ha ricordato la manifestazione del 18 dicembre a Bruxelles, promossa da Cia nazionale, per chiedere che non vengano tagliate le risorse del settore primario: "Gli aiuti Pac sono diventati il reddito degli agricoltori, non per scelta, ma per mancanza di redditività. Non possiamo permetterci che Stati Uniti, Germania e Francia aumentino gli stanziamenti all’agricoltura, mentre l’Europa pensa a tagliarli".
Nel suo intervento, il presidente di Cia Piemonte ha denunciato il peso della burocrazia, che “soffoca l’operatività delle aziende”: fino a 23 enti diversi possono controllare una cantina, mentre il fascicolo aziendale, “che dovrebbe essere la carta d’identità completa delle imprese”, non basta mai a evitare nuovi obblighi: "Gli agricoltori sono costretti a rivedere continuamente i piani aziendali -ha aggiunto-, perdendo competitività rispetto ai concorrenti stranieri che non sono tenuti al rispetto delle stesse normative".
Carenini ha anche ribadito la centralità delle aree interne: "Senza capacità di investimento, non c’è futuro. Chiudere un’azienda agricola in collina o montagna significa chiudere un pezzo di territorio".
Da qui, il richiamo alla necessità di un patto comune per l’agricoltura, fondato sul valore del Made in Italy, sulla difesa della Pac e sulla tutela delle zone marginali.
Carenini ha inoltre ribadito l’importanza di avere strumenti funzionali agli agricoltori, perché percepiscano le risorse europee in tempi utili: «La gestione dei fondi deve essere vicina alle aziende, in modo da garantire un dialogo operativo, rapido e risolutivo tra i soggetti interessati».
Sulla distribuzione del valore lungo la filiera, ha evidenziato la sproporzione attuale: "L’agricoltura pesa per il 2% mentre l’agroalimentare nel complesso arriva al 14%. Se non riequilibriamo, i produttori abbandoneranno e diventeremo dipendenti da forniture esterne, con un territorio sempre più impoverito".
"L’agricoltura -ha concluso- è l’unico settore che non può delocalizzare. Difenderla significa difendere la vita sul territorio".
L’assemblea era stata aperta da un videomessaggio dell’assessore regionale all’Agricoltura del Piemonte, Paolo Bongioanni, che ha richiamato gli ultimi interventi della Regione: dall’accordo Agea-Arpea sulla riorganizzazione del sistema dei pagamenti, agli investimenti su Agrion per la ricerca, fino alle azioni di promozione delle eccellenze piemontesi in Italia e all’estero.
ll direttore di Cia Piemonte e Valle d’Aosta, Giovanni Cardone, ha proposto un quadro “storico” dell’andamento dei bandi regionali, mettendo in evidenza la forte propensione delle imprese agricole a investire, spesso però frenata dalla limitata capienza dei bandi stessi. Le risorse, ha spiegato, tendono a concentrarsi sulle aree che rispondono meglio ai criteri di selezione, lasciandone altre penalizzate e di fatto escluse dagli investimenti.
Secondo Cardone servirebbero bandi più mirati e settoriali, capaci di rispondere alle esigenze dei singoli territori.
Sul fronte burocratico ha denunciato un eccesso di controlli che spesso non tengono conto della realtà in cui si trovano ad operare le aziende e i tecnici.
Il direttore dell’Assessorato regionale all’Agricoltura, Paolo Balocco, affiancato dalla vicedirettrice Anna Valsania, ha spiegato che la scelta politica di accentrare parte dei servizi su Agea nasce dall’esigenza di dare maggiore peso complessivo all’agricoltura italiana nei confronti dell’Europa, dove il confronto tra Stati nazionali e singole Regioni riduce l’efficacia negoziale del Paese Italia.
Sui Psr/Csr i due dirigenti dell’Assessorato hanno ricordato che i sette anni di programmazione richiedono inevitabili aggiustamenti nel tempo, con iter non brevi, e che la burocrazia pesa anche sul lavoro dei loro Uffici. In merito ai Distretti del Cibo, Balocco e Valsania hanno sottolineato che devono essere considerati strumenti di promozione del territorio e non scorciatoie per accedere ai fondi, per evitare un proliferare che li svuoterebbe di significato.
In chiusura, la deputata Daniela Ruffino ha richiamato il valore strategico delle aree interne, evidenziando la necessità di colmare il divario con i centri urbani per evitare una “tragica desertificazione” dei territori, già messi alla prova dal forte calo demografico, e ha offerto la propria disponibilità a raccogliere le istanze dell’agricoltura per trasformarle in mozioni al Disegno di legge sulla montagna.