Cia Padova: servono subito risorse per ricarica falda a Camazzole
L’obiettivo è garantire tutto l’anno acqua buona ai cittadini e agli imprenditori agricoli
“Invitiamo Etra a inserire a bilancio le risorse necessarie per la ricarica della falda a Camazzole di Carmignano di Brenta. Solo così potrà essere garantito l’approvvigionamento di acqua buona nell’area dell’Alta Padovana, tanto per i cittadini che per gli imprenditori agricoli”. Cia Padova lancia un appello agli enti competenti che vuol essere “lungimirante”: “Non dobbiamo farci trovare impreparati in caso di futuri, e sempre più frequenti, fenomeni siccitosi”. “Si tratta di lavori che non possono essere eseguiti dall’oggi al domani -sottolinea il direttore di Cia Padova, Maurizio Antonini- serve un’azione concertata e condivisa fra le Istituzioni”. La questione, aggiunge, deve essere posta subito nelle sedi più opportune. A questo proposito sono varie le soluzioni sul tavolo.
In primo luogo, il progetto “Democrito” in destra Brenta, a cura del Consorzio di Bonifica Brenta: l’intervento, il cui accordo di programma è stato sottoscritto dalla Regione Veneto e dalla Provincia di Padova, da quella di Vicenza e dai Comuni rivieraschi (per un totale di 6 milioni di euro), mira al posizionamento di una tubazione principale di due metri di diametro e delle derivazioni necessarie destinati alla ricarica delle falde per la sostenibilità dei prelievi, tra i Comuni di Marostica e Sandrigo, da costruire per stralci successivi. Occorre, inoltre, mettere a punto delle interconnessioni acquedottistiche a monte, necessarie per garantire continuità in termini qualitativi e quantitativi dell’approvvigionamento idrico degli stessi Municipi rivieraschi. Tale progettualità assicurerebbe appunto la ricarica della falda, compensando i nuovi prelievi acquedottistici a favore del basso Veneto.
Non meno importante è la realizzazione dei cosiddetti boschi di ricarica. Si tratta di terreni agricoli che l’ente consortile prende in gestione dai proprietari e che vengono opportunamente attrezzati con canali disperdenti e piantumazioni laterali in modo da coniugare la valenza idraulica della ricarica stessa a quella ambientale (cioè forestazione, produzione di biomassa legnosa, ossigenazione dell’aria, riduzione dell’anidride carbonica, oasi naturalistica, ecc.). In passato sono già state individuare aree di questo tipo, che assicurano delle infiltrazioni in falda di circa 10 milioni di metri cubi d’acqua all’anno.
A livello generale, puntualizza Cia Padova, “è necessario sensibilizzare e coinvolgere attivamente gli utenti sulla logica del risparmio idrico e sul riequilibrio della falda, dimostrando loro la fattibilità tecnica,
la convenienza economica e la sostenibilità ambientale della ricarica degli acquiferi”.
Rimane inoltre di stretta attualità il tema del deflusso ecologico che, stando a quanto previsto dalla normativa europea, dovrebbe entrare in vigore l’anno prossimo. Nel 2022 scatterebbe cioè l’obbligo ad un maggior rilascio delle acque a valle delle opere di presa lungo i fiumi. Una misura, questa, che rischia di desertificare 30mila ettari di terreni agricoli vicino al Brenta. Urge una deroga, analizza Cia Padova, “qualora adottato alla lettera, il deflusso ecologico comprometterebbe irrimediabilmente la tutela ambientale e gli standard igienico-sanitari dei Comuni dell’Alta Padovana”.
“La natura stessa del Brenta fa sì che le sue acque vengano disperse nell’alveo. In tal senso l’applicazione rigida del concetto di deflusso ecologico causerebbe, di fatto, l’azzeramento dei prelievi per l’irrigazione e la conseguente
desertificazione dei terreni di oltre 20mila aziende agricole che insistono nel comprensorio. Oltre ad un disastro per la fauna ittica”. Anche in questo caso “chiediamo alle autorità competenti di intervenire al fine di continuare a garantire le medesime portate in termini di irrigazione, soprattutto in questo periodo estivo”.