L'appello dell'organizzazione provinciale alla Regione perchè si attivino forme di finanziamento a breve termine per continuare l'ordinaria gestione operativa
40 i focolai di influenza aviaria attualmente registrati dall’Ulss 6 nell’area della Bassa Padovana (dati aggiornati a oggi, 1. febbraio). Tuttavia, la notizia buona è che da oltre quindici giorni non ne sono stati individuati di nuovi, segno che l’epidemia starebbe quanto meno rallentando.
“Questo è il momento buono per far ripartire le attività che sono state bloccate per diverse settimane a causa del virus -sottolinea Cia-Agricoltori Italiani Padova-. Lo stesso Ministero della Salute ha dato il nulla osta alla ripresa degli accasamenti di polli e tacchini nelle zone a basso-medio rischio, pur con alcune prescrizioni da seguire dato che la situazione epidemiologica rimane tuttora delicata”. In attesa degli indennizzi diretti da parte del Governo centrale, i cui tempi di erogazione rimangono incerti, Cia Padova richiede con forza una misura ad hoc da parte della Regione: si tratta del prestito di conduzione, ovvero “una forma di finanziamento di breve termine dedicato alle imprese agricole che consente di ottenere quei capitali necessari per continuare l'ordinaria gestione operativa”.
La stima dei danni, in tutto il Veneto, è di svariati milioni di euro. “Alle aziende agricole che hanno dovuto fare i conti con questa criticità sta mancando proprio adesso, nel periodo clou, la liquidità necessaria per ripartire -osserva il direttore di Cia Padova, Maurizio Antonini-. Sono decine le attività che non possono permettersi di attendere i contributi statali. Se va bene, arriveranno fra qualche settimana”. Da qui la proposta del prestito di conduzione: “Permetterebbe di dare immediato ossigeno agli imprenditori agricoli e, di conseguenza, di programmare il futuro con una certa stabilità. In caso contrario, gli agricoltori rischiano di fermare di nuovo le loro attività. Stavolta, però, non a motivo dell’aviaria, ma perché non riescono a tenere in piedi l’impresa stessa”.
“Mi preme inoltre precisare che le autorità sanitarie stanno continuando a monitorare attentamente gli allevamenti della Bassa”, prosegue Antonini. In ogni caso, rimane “una forte la preoccupazione negli allevatori. Quelli già colpiti dall’infezione sentono ancor di più il senso di frustrazione nel momento in cui, per ragioni legate alla capacità di smaltimento degli impianti di rendering, le carcasse restano per giorni dentro ai loro impianti”. “Serve la collaborazione di tutti gli enti preposti affinché l’emergenza rientri nel minor tempo possibile, grazie anche ad un piano operativo condiviso in uno specifico tavolo regionale, come richiesto da Cia tre settimane fa”. La sicurezza alimentare, infine, “è in cima alla nostra agenda, così come la biosicurezza, ovvero quell'insieme di processi il cui scopo è mantenere, o migliorare, la situazione igienico-sanitaria di ogni allevamento. Le parole chiave, ancora una volta, sono prevenzione e controllo”.
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