30 Agosto 2024 | dal Territorio

Cia Padova: gli agricoltori guadagnano il 10% in meno del 2023

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Vale per le ultime campagne di raccolta di frutta, verdura, cereali e vendemmia

La campagna di raccolta di frutta, verdura, dei cereali, oltre che la vendemmia (in queste settimane la fase clou) consegnano un quadro a dir poco critico per il settore agroalimentare padovano. Rispetto alle rilevazioni dello stesso periodo dello scorso anno, i prezzi agricoli - ovvero ciò che viene riconosciuto all’agricoltore al momento del conferimento del prodotto - sono calati, in media, del 10%.

“A luglio l’inflazione è salita dell’1,3%, generando un generale aumento dei prezzi -commenta Cia Padova-. Paradossalmente, ai produttori resta in tasca sempre meno. In pratica, una legge del mercato al contrario. Questo trend che pare senza fine rischia di mandare a gambe all’aria l’intero comparto, con effetti nefasti pure per i consumatori finali”.

Il caso più eclatante è quello dei cetrioli, che all’agricoltore vengono pagati appena 0,45 euro al kg, -36,9% rispetto al 2023. Giù il prezzo dei meloni: 0,77 euro al kg (-27,3%) e delle zucchine, 0,62 euro al kg, -29,9%. Per quanto riguarda i cereali, il mais - la principale coltivazione della provincia, con oltre 30.000 ettari vocati, soprattutto nella Bassa - oggi viene pagato 22,9 euro al quintale (-10,2%), l’insilato di mais 4,5 euro al quintale, -10%. Il frumento tenero, che si estende su una superficie di 18.000 ettari, vale 20,9 euro al quintale (-9,5%), mentre quello duro, complessivamente 2.000 ettari nel padovano, 25 euro al quintale (-25%). La soia, 26.000 ettari totali in provincia, è valutata 40 euro al quintale (-10%).

 Giù pure i vini Doc dei Colli Euganei. Nel 2023 un litro di Serprino veniva pagato tra 1,20 e 1,40 euro al litro, quest’anno le prime indicazioni evidenziano almeno un -10% del valore stesso. Così anche tutti gli altri vini Doc dei Colli Euganei.

“I numeri sono molto chiari -precisa il direttore di Cia Padova, Maurizio Antonini-. Gli agricoltori sono tenuti a far fronte a un generalizzato aumento dei costi produzione che non viene controbilanciato da un adeguato guadagno”. Il problema, spiega, sta alla base: “La richiesta dei consumatori è in netta diminuzione, a motivo appunto di un’inflazione galoppante, e i prezzi agricoli ne risentono a cascata”.

Non scendono, però, i prezzi dei prodotti che si trovano sugli scaffali dei supermercati. Al contrario, lungo la filiera si verificano dei rincari difficili da intercettare. “L’anello debole della catena è il singolo agricoltore -aggiunge Antonini-. In questo contesto diventa difficile portare avanti un’azienda in maniera economicamente sostenibile”. Ancora una volta, conclude, “alle istituzioni chiediamo un sostegno concreto al fine di riconoscere il reale valore dei nostri prodotti, super garantiti, sani e d’eccellenza”.