Cia Livorno: opportunità acquisizione Italian Food (Petti) da parte di Barilla
Importanti ricadute per il comparto agricolo livornese e toscano, ma sistema agricolo faccia squadra
Se il sistema agricolo sarà in grado di fare squadra, l’acquisizione da parte di Barilla, di Italian Food Spa, che produce pomodoro a marchio Petti, potrebbe rivelarsi una grande opportunità con importanti ricadute per il comparto agricolo livornese e toscano. A sottolinearlo è Cia-Agricoltori Italiani Livorno in attesa, a fine mese, del nulla osta dell’Agcm.
La conferma alla notizia, di inizio dicembre, arriva dopo la comunicazione formale al Garante, che ha la competenza sulle concentrazioni di mercato. L’acquisto dovrebbe realizzarsi in tre passaggi, spiega l’Agcm: per prima la sottoscrizione di un aumento di capitale di Italian Food (If) da parte Antonio Petti fu Pasquale Spa (Apfp). Dopodiché Apfp deterrà il 75% del capitale della società, che verrà successivamente ceduto a Barilla, mentre il figlio di Antonio Petti, Pasquale (attualmente alla guida della società) acquisirà il restante 25%. A quel punto Barilla deterrà il controllo esclusivo di Italian Food.
«L’acquisizione di Italian Food SpA da parte del gruppo Barilla -commenta il presidente di Cia Agricoltori Italiani Livorno, Pierpaolo Pasquini- è un’occasione resa evidente dall’importanza del soggetto, una multinazionale, solida sotto il profilo economico finanziario, con notevole capacità di investimento in direzione della innovazione di prodotto, come dimostrato negli ultimi anni.
Cia Livorno ha sempre ritenuto la presenza di uno stabilimento di trasformazione sul territorio, fonte di ricchezza per le ricadute che riesce a generare sulla parte agricola e per l’indotto soprattutto in una fase di crisi generalizzata, che fa sentire i propri effetti in maniera drammatica anche nell’area della Val di Cornia.
“La filiera del pomodoro da industria è l’unica nell’ambito dell’ortofrutta destinata alla trasformazione, a presentare in Toscana un buon livello di integrazione, tra la fase della coltivazione e quella della trasformazione -sottolinea Pasquini-. Ciò fa ben pensare, quindi, per il futuro della coltura del pomodoro da industria nei nostri areali, se saremo capaci come sistema agricolo di interloquire con uno dei player più importanti dell’agroindustria”.