04 Luglio 2023

Cia Emilia Centro: grandine e vento mettono agricoltura ko

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Il presidente Alberto Notari elenca i danni provocati dal fortunale che si aggiungono a quelli arrecati prima da siccità, poi dal gelo primaverile

Non c’ è la parola fine ad una annata agraria da dimenticare: dopo innumerevoli colpi bassi inferti alle campagne, il meteo avverso continua a mietere danni nel territorio bolognese. L’ultimo disastro nei campi, in ordine cronologico, lo ha fatto il fortunale del 3 luglio scorso quando nel tardo pomeriggio ha colpito duramente i territori nei Comuni di Bazzano, Crespellano, Anzola Emilia, ma anche San Giovanni Persiceto e Bologna nelle campagne di Borgo Panigale.

“In queste aree -commenta Alberto Notari, presidente di Cia-Agricoltori Italiani Emilia Centro- grandine e vento hanno spazzato via tutto. Quello che non hanno fatto i chicchi di ghiaccio, più grandi di una noce, lo ha fatto il vento che con raffiche che hanno raggiunto i 90 chilometri orari ha buttato a terra pesche, susine, albicocche e pere. Alcuni agricoltori ci hanno segnalato alberi e vigneti divelti dal vento, mentre i campi di grano ancora da mietere sono andati a terra. L’allettamento dei grani creerà problemi nella fase di raccolta, ma soprattutto comporterà perdite di produzione”. I danni sono ingenti, anche se Cia ritiene prematuro azzardare delle cifre precise, perché oltre a vigneti e frutteti segnala numerosi danni anche alle ortive in una fase delicata di accrescimento, senza contare che le ferite inferte dalla grandine alle colture innescheranno patologie fungine alle piante.

“Siccità, gelo primaverile e grandinate ormai non sono più eventi eccezionali e le armi a disposizione dei coltivatori sono scarse -prosegue Notari- , confidiamo nella ricerca e nella genetica per quanto riguarda la resistenza delle piante agli estremi ‘freddo e caldo’ e ai sistemi di protezione per la grandine per tutelare il prodotto, ma sono tutti accorgimenti costosi che incidono sui bilanci delle imprese. Non parliamo delle polizze assicurative -conclude il presidente di Cia Emilia Centro- talmente costose da scoraggiare gli agricoltori”.