17 Novembre 2017

Cia Basilicata: quotazioni patate troppo basse

#prezzi #agroalimentare
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Anche per la coltivazione di patate le quotazioni sui campi sono basse con le conseguenze più marcate dovute alla concorrenza di prodotto proveniente dall’estero. Le patate che si “distinguono” hanno listini non troppo distanti da quelli dello scorso anno, quindi più che dignitosi. Non è così invece per le patate comuni, che sono in difficoltà. E’ questa la fotografia scattata dall’Osservatorio economico della Cia-Agricoltori italiani Basilicata.

Fra i canali distributivi, i Mercati all'ingrosso sembrano soffrire di più la concorrenza estera, mentre la grande distribuzione regge meglio e liquida qualcosa in più. Secondo gli esperti di settore la produzione è medio/bassa ma la qualità buona, eppure in Italia e in tutta l’area mediterranea il mercato registra quotazioni a dir poco impossibili, da 4-6 a un massimo di 15-16 centesimi il chilo.

E’ questo il motivo principale -commenta la Cia- perché nel giro di un decennio le aziende agricole lucane che si occupano della coltivazione della patata si sono notevolmente assottigliate (circa 600 in totale) con una contrazione di oltre l’80% del numero di aziende e di ettari di coltivazione (oggi 123 ha). Tale risultato è frutto sia della riduzione delle superfici investite, sia delle rese produttive per ettaro. Per gran parte delle aziende diretto-coltivatrici lucane la coltivazione della patata è a uso e consumo familiare.

Nonostante il calo dei prezzi, secondo una ricerca condotta da Nielsen e commissionata da Naturitalia e Apo Conerpo, in un solo anno, 300mila famiglie italiane hanno rinunciato a comprare patate da mensa; 20,5 milioni hanno acquistato patate fresche almeno una volta nel corso del 2015. A voler rovesciare la medaglia, perciò, 4,3 milioni di famiglie italiane non comprano patate fresche, nonostante si tratti forse del prodotto orticolo di largo consumo per eccellenza e nonostante il suo tasso di penetrazione sia elevatissimo. Nel sottolineare che esistono varietà riconosciute e particolarmente apprezzate da importatori ed industria quali la patata rossa di Terranova del Pollino, la patata a pasta bianca, denominata “Marca” o gialla, denominata “Paesana”, coltivata da anni a San Severino Lucano, ma anche piccole produzioni (in quantità) di aree interne del Marmo-Melandro, su tutte quella di Muro Lucano, la Cia evidenzia che se incrementata, la coltura può rappresentare una valida alternativa sia per le aree irrigue pianeggianti della valle e per le aree collinari dell’Alta Val d’Agri e del Senisese che per quelle aree più interne dove l’irrigazione e la qualità del terreno possono garantire un’adeguata produzione e una maggiore programmazione della commercializzazione del prodotto sul mercato. Si tratta di fare un salto tra gli O.P. per realizzare quella filiera che è sempre mancata e superando le limitate produzioni ad uso e consumo familiare delle aziende agricole più piccole. Pesa la frammentazione del mercato: da un lato soltanto 6 players controllano il 57% del mercato delle patate, dall'altro il restante 43% è fortemente diluito in oltre 200 players.

C’è stato un accavallamento con le produzioni del sud, in particolare quelle di Sicilia e Campania, regione quest’ultima che ha registrato un aumento dei terreni coltivati a patata ed una produzione molto buona. Tutto il prodotto è stato riversato sul mercato anche per la insufficienza di strutture di frigoconservazione al sud, ed a questo si aggiunge il prodotto proveniente dall’estero, che la grande distribuzione dimostra di preferire a causa del prezzo basso a cui viene proposto.