Canapa: Cia Padova, da oggi stop al CBD. Aziende produttrici in difficoltà
A rischio venti imprese della provincia, per un totale di 20 ettari tra coltivazioni in pieno campo e serre
Da oggi, la filiera della canapa rischia lo stop. Sul filo venti aziende padovane produttrici (la Bassa è una zona vocata) per un totale di 20 ettari tra coltivazioni in pieno campo e serre. Potrebbe scomparire un intero comparto, a motivo di quanto previsto da un decreto del Ministero della Salute pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 21 agosto e operativo da oggi: il Cannabidiolo (CBD), presente in percentuali variabili nella canapa, entra ufficialmente nella tabella degli stupefacenti, cioè diventa – per decreto appunto – una sostanza illegale.
Di fatto, da oggi sarà permesso commercializzare cbd ad uso orale esclusivamente a livello farmacologico. Da qui una lettera, a cura di Cia-Agricoltori Italiani e di altre organizzazioni agricole, inviata al Ministro della Salute, Orazio Schillaci, e al Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida: “Si tratta di una misura molto restrittiva, che non sembra trovare pareri concordi da parte della letteratura scientifica sugli aspetti negativi sulla salute dall’assunzione di cbd, tali da giustificare l’entrata in vigore di queste restrizioni”. Non solo. L’Italia rischierebbe di restare, unico Paese in Europa, a considerare il CBD per preparazioni ad uso orale come stupefacente, col paradosso di favorire, in un mercato sempre più fiorente, aziende straniere, soprattutto francesi e tedesche. Ovvero, “obbligare la commercializzazione di cbd ad uso esclusivamente farmacologico porterebbe molte aziende italiane fuori mercato, con conseguenze negative dal punto di vista economico e sociale”.
“Le limitazioni dell’utilizzo a base di CBD causerebbe, inoltre, ulteriore confusione e ancora rischi di demonizzazione di un settore, come quella della canapa industriale, regolamentato dalla legge 242 del 2016 e con un potenziale enorme in segmenti quali fibra, alimentare, florovivaismo, cosmetica, bioplastiche e bioedilizia”. Alla luce delle attuali evidenze scientifiche, in considerazione delle pratiche adottate anche in altri Paesi dell’UE, del possibile impatto su una filiera economica in crescita, sarebbe utile la sospensione del decreto. Va favorito un percorso di approfondimento, partecipazione, condivisione, tra le Istituzioni, gli operatori del comparto e la comunità scientifica. “Porteremo la questione nelle sedi opportune -sottolinea Cia Padova-. Stiamo parlando di un settore di nicchia, ma che negli ultimi anni ha conosciuto un forte incremento. Peraltro, da diverso tempo stiamo valorizzando il settore stesso, anche in collaborazione con il Ministero, a partire da un tavolo istituzionale di filiera, insediatosi proprio all’interno del Dicastero dell’Agricoltura con altre autorità competenti”. Tante aziende, alla luce dei riscontri più che positivi del mercato estero, nell’ultimo decennio hanno investito centinaia di migliaia di euro su dei nuovi macchinari. Ora, però, tali attrezzature sarebbero inservibili. “C’è chi ha acceso dei mutui per portare avanti l’attività. Si troverebbero a dover ripartire da zero a causa di una legge che impedisce loro di proseguire, nonostante il rispetto delle regole e dei protocolli”.