Al Vinitaly con Cia l’unica enoteca bio nazionale. Protagonisti 20 vitigni diversi
Coinvolte 13 aziende di 9 regioni italiane. Le produzioni del comparto protagoniste nell’ambito del progetto finanziato dal Masaf
Un’enoteca bio, l’unica mostra-vetrina dell’intero Salone, per 50 tipologie di vini del comparto in esposizione, produzioni di 13 aziende diverse e provenienti da 9 regioni d’Italia. Anche questo è il Vinitaly 2025 di Cia-Agricoltori Italiani che è tornata in fiera riconfermando anche la partecipazione attiva della sua Associazione Anabio, nell’ambito del progetto finanziato dal Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare.
Nel mega spazio Cia c’è, quindi, anche tanto biologico a caratterizzare per tre lati l’allestimento verde della Confederazione, ma anche rintracciabile tra le tante etichette sul fronte B2B. Ci sono i vini da vitigni autoctoni dell’Emilia-Romagna, della Toscana e dell’Umbria. C’è il Catarratto e il Nero d'Avola della Sicilia, il Vermentino e il Cannonau di Sardegna, il Sangiovese e il Pinot delle Marche, il Cerasuolo e Monte Pulciano d'Abruzzo, il Barbera e il Barbaresco del Piemonte, il Passito e l'Albanella dell'Emilia-Romagna, il Ciliegiolo della Toscana.
In tre talk poi, il focus di Anabio-Cia sui temi del progetto per implementare e rafforzare, con attività concrete, il ruolo della formazione, l’intervento sul piano della consulenza e la promozione dei vini bio. Ad hoc, invece, l’incontro sulla commercializzazione e lo sviluppo che ha visto anche la partecipazione della presidente della Enoteca regionale della Sicilia Occidentale, Maria Possente. Infine, ma centrali, le storie dei produttori e lo scambio di esperienze e know-how.
“Al Vinitaly nel pieno di una crisi commerciale internazionale che presenta tante sfaccettature -ha detto il presidente nazionale di Anabio-Cia, Giuseppe De Noia-. Il nostro Paese non deve dimenticare però di essere leader mondiale nella produzione di vino biologico, per una superficie vitata di 133 mila ettari pari al 23% del vigneto nazionale. Abbiamo visto che le prospettive in previsione per il settore sono importanti, si parla di 25 miliardi di dollari entro il 2030 -ha aggiunto-. Certamente, confidiamo insieme a Cia nell’efficacia del negoziato dell’Europa con gli Stati Uniti, ma restiamo anche molto concentrati sulla stabilità interna del settore e sulla sua crescita che ancora richiedono tanti interventi, ancora estremamente strategici. Non parlo solo di misure e risorse -ha concluso- ma anche di quel riconoscimento del marchio biologico nazionale, che rappresenta uno strumento competitivo importante per le nostre aziende agricole”.