22 Marzo 2006

Profondo rosso" per l'agricoltura: è recessione. Calo di produzione e valore aggiunto. Redditi dimezzati e prezzi sui campi in netta picchiata

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dati della Cia mostrano una situazione critica per il settore primario e confermano un'evidente crisi strutturale. Le imprese, oberate da pesanti costi e oneri, sono in grave affanno. Il susseguirsi delle emergenze, in particolare quella aviaria, ha avuto effetti devastanti. Occorre un vero progetto di sviluppo e di rilancio della competitività.


Per l'agricoltura è "profondo rosso". Il settore è in piena recessione. I dati relativi al 2005 confermano una preoccupante crisi strutturale. Tutti i segni sono negativi: calano produzione (meno 3,5 per cento rispetto al 2004), valore aggiunto (meno 2,2 per cento), redditi (meno 10,4 per cento) e prezzi praticati sui campi (meno 4,6 per cento). In crescita, invece, i costi di produzione (più 1,5 per cento) e gli oneri contributivi e previdenziali. E' questo lo scenario presentato dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori in occasione della IV Assemblea elettiva nazionale dell'organizzazione in corso a Roma, presso l'Auditorium della Tecnica.
Sono dati -sottolinea la Cia- che evidenziano un settore in grave difficoltà e in grande affanno, con aziende sempre meno competitive e alle prese con problemi di complessa soluzione.
Se per l'economia nazionale il 2005 ha segnato una crescita zero, per l'agricoltura -annota la Cia- non c'è stata solo una stagnazione, ma uno brusco ridimensionamento. Una costante degli ultimi cinque anni, escluso il 2004 quando il valore aggiunto registrò una sorprendente crescita del 13,7 per cento. Nel 2001 la flessione fu, infatti, pari al 2,5 per cento, nel 2002 risultò del 3,1 per cento, mentre nel 2003 la diminuzione toccò il 4,8 per cento.
Dunque, per il settore agricolo -ribadisce la Cia- continua a persistere l'"allarme rosso". Il 2005 ha rappresentato un anno pieno di asperità che hanno bloccato l'attività imprenditoriale. Il susseguirsi delle emergenze, a cominciare da quella aviaria che è esplosa nell'ultimo trimestre, hanno aggravato un panorama già alquanto precario. La contrazione dei consumi in alcuni comparti, l'agguerrita concorrenza sui mercati da parte di paesi, come la Spagna, la Cina, il Cile, soprattutto nell'ortofrutta, le difficoltà competitive delle nostre imprese a livello internazionali, i pesanti costi di gestione, hanno messo alle strette le produzioni italiane. E questo anche perchè è venuta meno una adeguata politica agraria tesa allo sviluppo e all'innovazione.
La produzione agricola totale -sottolinea la Cia- si riduce in quantità del 3,5 per cento, con cali assai significativi nelle produzioni vegetali (-4,6 per cento). Il dato è, per la verità, facilmente spiegabile con un assestamento dei livelli produttivi in seguito all'exploit (+8 per cento) raggiunto lo scorso anno, a seguito del crollo produttivo registrato nel 2003 per il verificarsi di condizioni climatiche avverse. Nel triennio, il volume prodotto in Italia si è stabilizzato. Tuttavia, se il dato generale non desta allarmismi, alcune produzioni tradizionali italiane, come ad esempio il grano duro, rispetto all'anno di produzione record 2004, hanno subito gli effetti della riforma Pac, senza aver avuto stimoli dalla domanda industriale italiana, che è ricorsa a elevati quantitativi di prodotto importato; sempre nel comparto cerealicolo, si registra l'incremento di volume delle produzioni industriali, soia e girasole, non destinati al consumo alimentare umano.
Patate ed ortaggi subiscono un calo produttivo del 9,6 per cento, l'olio arretra (-8 per cento) per ragioni legate all'andamento ciclico della produzione; il vino registra una riduzione produttiva del 5,4 per cento a causa di avversità atmosferiche.
Secondo la Cia, sono cresciuti dell' 1,1 per cento i consumi alimentari in quantità, mentre è rimasta sostanzialmente stabile la spesa alimentare. Cali accentuati si registrano per le bevande alcoliche, i vini, carne avicole, oli e grassi, ortaggi freschi.
Il 2005 ha mostrato, comunque, alcuni segnali positivi, seppur parziali, che hanno caratterizzato il sistema agroalimentare che, tuttavia, le imprese agricole non hanno beneficiato. E' migliorato -sottolinea la Cia- l'interscambio dei prodotti agricoli. E ciò è positivo dopo i deludenti risultati del 2004. Nel 2005 le esportazioni di prodotti dell'agricoltura sono cresciute del 5,7 per cento, mentre le importazioni sono diminuite del 2,3 per cento, con un leggero miglioramento del saldo commerciale che rimane, comunque, fortemente negativo. Poiché l'Ue a 25 è il nostro principale partner commerciale, è lì che recuperiamo terreno. Significativo il dato dell'interscambio con i nuovi Paesi aderenti (più 50,6 per cento l'export e più 33,6 per cento l'import). In compenso perdiamo sui mercati dell'Africa e dell'America centro meridionale.
Da questo insieme di dati, tra loro contrastanti, la Cia rileva che la ripresa della domanda di prodotti agricoli (export) ed alimentari (consumi) è stata possibile proprio grazie all'ulteriore riduzione dei prezzi all'origine. Certo, l'agricoltura ha contribuito al rallentamento dell'inflazione, ma non c'è stata una strategia o una tendenza del nostro made in Italy alimentare basata sulla competitività da costi.
Per questa ragione -conclude la Cia- l'agricoltura dovrà essere uno degli impegni prioritari della prossima legislatura. C'è l'esigenza di una spinta nuova e propulsiva, di una reale capacità per produrre innovazione nelle politiche agricole. Serve, insomma, un immediato cambiamento di rotta. Un'iniziativa mirata alla crescita e a liberare le grandi potenzialità imprenditoriali del settore. Di qui l'esigenza di un confronto di alto profilo e di spessore sull'agricoltura.

Annata agraria 2005 in cifre






Produzione totale agricola

-3,5 per cento


Prezzi all'origine

-4,6 per cento


Prezzi al consumo (settore alimentare)

+0,8 per cento


Costi di produzione:

+1,5 per cento


Esportazioni

+5,7 per cento


Importazioni

-2,3 per cento


Valore aggiunto

- 2,2 per cento


Redditi

-10,4 per cento