17 Febbraio 2005

Organizzazione dell'offerta e della logistica

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Organizzazione dell'offerta e della logistica

L'organizzazione dell'offerta ed un sistema logistico efficiente sono alla base di un processo che dovrà tendere a rendere competitive le nostre imprese in un mercato sempre più globale e che negli ultimi tempi ha evidenziato difficoltà nell'affermazione dei nostri prodotti che scontano, nei confronti dei diretti concorrenti, la mancanza di politiche incisive tese a creare un sistema che possa permetterci di confrontarci alla pari con chi, e non da adesso, si è attrezzato per stare sul mercato mondiale.

Da tempo, da più parti si è sottolineato come l'agricoltura italiana soffra di una mancanza di competitività nei confronti delle altre agricolture europee; questa situazione , nel corso degli anni, non solo ci ha fatto perdere una considerevole fetta della nostra capacità di esportare, ma ci ha reso sempre più importatori anche in quei settori, come l'ortofrutta, che sono stati da sempre punti di forza della nostra agricoltura.

Quali sono i fattori di questa mancanza di competitività?

Scarsa concentrazione dell'offerta
Prodotti non omogenei
Packaging approssimativo
Logistica inadeguata
Mancanza di puntualità nelle consegne

E' ormai chiaro che si tratta non di una congiuntura sfavorevole ma di serie difficoltà strutturali, e tutto a fronte di un riconoscimento della bontà del prodotto italiano che resta indiscusso.

Ad oggi una risposta a questi problemi non c'è stata o è stata largamente insufficiente. Non si è intervenuti sui nodi strutturali, ma si è cercato di contrastare questa situazione con strumenti - la promozione o la pubblicità – che possono essere utili per mantenere uno status quo, ma che certamente sono insufficienti per modificare una situazione molto difficile che vede i nostri competitor europei, non solo su posizioni di maggior forza, ma anche più reattivi ad adeguarsi ai nuovi scenari politico-economici ed alle esigenze e richieste dei consumatori.

Le ricorrenti crisi di mercato, a cui contribuisce in maniera determinante la questione del caro prezzi al consumo, non consentono risposte parziali o insufficienti. Nell'ultimo anno a fronte di una forte riduzione dei prezzi dei prodotti agricoli all'origine ed un aumento dei costi di produzione, è corrisposto un aumento costante dei prezzi al consumo; questa situazione non aiuta la ripresa dei consumi che continuano ad avere percentuali negative anche nel 2004. In effetti si verifica costantemente che in situazioni produttive non condizionate da eventi calamitosi né da situazioni di sovrapproduzione, molto prodotto rimane nei campi invenduto o non raccolto per mancanza di domanda e per il prezzo offerto che non ricompensa le spese di raccolta; è il caso dell'uva da tavola pugliese, delle carote e radicchio del Fucino e di tante produzioni che nello scorso anno hanno subito la stessa sorte.

In questo scenario il sistema agroalimentare italiano si trova a competere con realtà che esprimono grosse potenzialità e che sono più organizzate ed attrezzate per far fronte ad una situazione di difficoltà generale.

Affrontare decisamente la questione con la consapevolezza che ci sono cose che debbono esser fatte dal mondo agricolo ( le aziende, le associazioni, le organizzazioni professionali, la cooperazione ), e cose che tutti questi soggetti debbono chiedere alle istituzioni di fare, è indispensabile se si vuole riconquistare una competitività del settore.

La concentrazione dell'offerta, ormai da tutti ritenuta una condizione basilare per progetti di rilancio dell'agricoltura italiana, non può prescindere dalla volontà degli agricoltori di associarsi per dar vita a soggetti economici che abbiano la forza di affrontare il mercato in maniera adeguata, facendo economie di scala e riuscendo a mettere in moto un percorso che preveda:

Delle serie ricerche di mercato
L'individuazione di prodotti che incontrino i desideri e le richieste dei consumatori
L'organizzazione di un sistema di qualità che sia immediatamente percepibile
Una standardizzazione del prodotto, oggi largamente insufficiente, che ci consenta di essere presenti nelle catene delle principali sigle della GDO
Un sistema logistico che ottimizzi i tempi, dia certezze di consegne puntuali e garantisca la rintracciabilità
Un packaging che sia moderno, accattivante e che permetta di apprezzare la validità del prodotto.

Le Associazioni esistenti oggi non sono in grado di realizzare questo percorso, il più delle volte si limitano ad una gestione burocratica, senza la capacità di sviluppare politiche commerciali efficienti. Del resto, se si guarda al settore ortofrutticolo, si vede che anche la legislazione consente, e per certi versi incoraggia, livelli di aggregazione minimi ed insufficienti per realizzare soggetti capaci di competere in un mercato globalizzato.

Nel mercato del 20° secolo continuerà sicuramente ad essere un elemento di appeal la qualità del prodotto, la sua tipicità legata al territorio e la bontà in senso lato; contestualmente ci sono richieste nuove che riguardano le mutate abitudini alimentari, i nuovi consumatori – i paesi dell'est Europa – che si aprono al mercato con problematiche diverse, i paesi asiatici – la Cina in particolare – che offrono un mercato di miliardi di persone.

Non c'è una ricetta che può andar bene per tutti; occorre quindi innovare e diversificare. Innovare per essere al passo con le esigenze produttive e dei consumatori, diversificare per cogliere le opportunità che vengono offerte da un mercato ormai senza confini.

L'Italia è il paese delle DOP e delle IGP, dei prodotti di nicchia e delle particolarità; tutto questo è dovuto oltre alle condizioni climatiche, alla capacità degli agricoltori ed alle antiche tradizioni, anche e soprattutto ad una dimensione aziendale ridotta che consente una cura particolare nel seguire le produzioni; oggi tutto ciò non può essere l'unica strategia, va bene per alcune linee di prodotto o di clienti. Per le produzioni di più largo consumo, e per mercati dove la concorrenza diviene sempre più spietata, si deve puntare a fare sistema cercando di superare la limitazione della ridotta dimensione aziendale media sviluppando un sistema associativo capace di porsi, e di raggiungerlo, l'obiettivo di sviluppare politiche di filiera che ci consentano di stare sul mercato.

Nel settore dell'ortofrutta, non è un caso che Paesi come la Spagna, la Francia o l'Olanda hanno una penetrazione commerciale che non solo ci ha messo in difficoltà riducendo le nostre esportazioni verso i partner tradizionali, ma ci sta impedendo di cogliere l'opportunità dell'apertura delle frontiere verso i paesi dell'est Europa. Gran parte del loro successo sta proprio nella capacità di concentrazione dell'offerta, nella gestione commerciale che punta a marchi unici facilmente riconoscibili e che identificano produzioni di caratteristiche definite, in una politica di filiera che vede la produzione partecipe delle scelte programmatiche.

Un'attenzione particolare deve essere riservata alla GDO. Più volte è stato evidenziato il ruolo non sempre positivo che la moderna distribuzione ha esercitato sulla produzione agricola; si deve cercare il confronto per modificare questo rapporto che vede l'agricoltura penalizzata, ma nel contempo non si può non tenere nel dovuto conto quello che è il peso che la GDO ha in Italia e più ancora in Europa nel settore agroalimentare.

In Italia negli ultimi tempi si sta assistendo ad acquisizione di larghe fette di moderna distribuzione da parte di colossi stranieri – Auchan, Carrefour – anche la Wal-Mart sembra sia interessata ad entrare in Italia. Tutto ciò comporta, ad un tempo, preoccupazioni ed opportunità per i nostri prodotti. Se da una parte c'è il rischio che questi colossi importino nei supermercati italiani prodotti esteri già facenti parte delle loro forniture in essere per i punti vendita di altri Paesi, dall'altra vi è la concreta possibilità di veicolare, attraverso queste catene, il nostro prodotto verso i banchi dei supermercati del nord-Europa. Qualcosa in tal senso si è già verificato, ma si tratta per ora di situazioni episodiche.

Il rapporto con la GDO potrà essere più proficuo se i problemi strutturali di cui si diceva prima saranno affrontati e superati.

Ognuno deve fare la sua parte, quello che deve fare il mondo agricolo non è piccola ma c'è l'impegno a farla; le istituzioni debbono impegnarsi a fare la loro, concretamente e coerentemente nella direzione indicata. Non solo con provvedimenti che aiutino il percorso virtuoso indicato ( indagini di mercato, qualità, logistica ecc. ) ma soprattutto intervenendo dove le competenze sono esclusive del pubblico:

Infrastrutture
Costo del lavoro
Burocrazia
Sistema informativo per la trasparenza

Sono fattori che concorrono troppo spesso a mandare le nostre aziende fuori mercato; i costi di produzione sono sempre più alti nel confronto con le altre agricolture europee ed in più si paga anche l'assenza di una rete infrastrutturale di servizi che incide in maniera notevole sul prezzo finale del prodotto.

Nel mentre si chiede un intervento deciso alle istituzioni per creare le condizioni indispensabili per recuperare competitività non si può, responsabilmente, sottacere che si deve intervenire anche sul sistema associativo, così come non può non essere evidenziato che la mancanza di organizzazioni interprofessionali forti, di fatto, in Italia determini delle filiere non competitive.

Le Organizzazioni dei Produttori, è stato evidenziato, non sono in grado di affrontare, così come sono strutturate, un'organizzazione dell'offerta che sia competitiva; sarebbe opportuno lavorare per favorire aggregazioni e fusioni tra soggetti che hanno le stesse necessità e gli stessi obiettivi. La creazione di Associazioni di O.P. può essere una soluzione vincente a condizione che non diventino delle sovrastrutture burocratiche, ma che abbiano lo scopo esclusivo di gestire le politiche e le strategie commerciali, lasciando alle singole organizzazioni il rapporto con i soci e la gestione ordinaria.

Le Interprofessioni rappresentano lo snodo intorno al quale si debbono sviluppare le relazioni di filiera e debbono essere costituite sulla base di un progetto comune e tra tutti i soggetti che ne condividono il progetto stesso. Occorre quindi che siano riconosciute quelle costituite o in via di costituzione, ma bisogna lavorare per consolidare quelle che hanno già ottenuto il riconoscimento (ortofrutta ed olio).

Un sistema di O.I. dotato di strumenti efficienti e condivisi da tutti gli attori della filiera, sarà in grado di stabilire, all'interno di quest'ultima, regole generali per la contrattazione del prodotto e per i rapporti che debbono intercorrere tra le singole organizzazioni di rappresentanza.

Ad oggi il Ministero non ha ancora ben definito gli aspetti particolari, si è ancora alle linee guida, peraltro bisognevoli di chiarimenti, a cui debbono seguire approfondimenti e quindi, decisioni definitive.

Se è auspicabile l'intervento legislativo che dovrebbe tendere a rafforzare il sistema di filiere e che potrebbe ampliare anche i compiti delle O.I., è comunque indispensabile che l'Interprofessione diventi la sede naturale in cui i componenti della filiera affrontano i problemi delle sempre più ricorrenti crisi di mercato e della trasparenza della formazione dei prezzi e dove possono essere avanzate proposte per la razionalizzazione delle stesse filiere.