01 Ottobre 2003

Mobilitazione dell'Associazione nazionale pensionati della Cia

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Con la Finanziaria 2004 l'importo delle pensioni minime deve superare la soglia di povertà, va riesaminato il sistema pensionistico dei coltivatori fortemente squilibrato, sono le proposte che l'Associazioni Nazionale Pensionati della CIA presenta al Governo intenzionato a realizzare la riforma delle pensioni. Cento assemblee in tutte le province, una settimana di sit-in davanti al Parlamento nel mese di novembre, una grande manifestazione il 25 novembre prossimo è quanto ha programmato la riunione dei Presidenti regionali dell'Associazione Nazionale Pensionati della Cia riuniti a Roma per esaminare il piano di lavoro lanciato all'assemblea di Taormina e decidere l'azione di sostegno a queste proposte. L'integrazione al trattamento minimo delle pensioni dei coltivatori modificando i meccanismi che impediscono di realizzare l'adeguamento a 516,46 euro, che oggi con le variazioni Istat arrivano a 525,00 euro. La rivalutazione dei contributi versati. Con la legge 544 del 1988 si è introdotto una rivalutazione dei contributi per i lavoratori dipendenti che superano i 15 anni di contribuzione perché, pur in presenza di un congruo numero di contributi la pensione rimaneva sempre integrata al minimo. Per lo stesso meccanismo i coltivatori che continuano a lavorare anche dopo i 40 anni di contributi, la prima fascia, non vedrà mai la possibilità di aumentare il minimo pur continuando a versare i contributi, anche dopo 40 anni di versamenti.L'adeguamento degli assegni al nucleo familiare. Con la legge n. 153 del 1988 è stato introdotto "l'assegno per il nucleo familiare", come intervento di sostegno alla famiglia e non ha alcun legame con il reddito. Tale assegno per i lavoratori dipendenti è passato a 54,23 euro, per i lavoratori autonomi è ancora fermo a 10,21 euro. La famiglia deve essere sostenuta anche se è di coltivatori.Il recupero dei contributi figurativi oltre le 104 giornate versate fino agli anni settanta che per valere ai fini pensionistici devono essere adeguate a 156. E' necessario pertanto un provvedimento, anche oneroso per le stesse, al fine di rivalutare quegli anni contributivi. Recuperare i periodi di maternità pregressa, riconosciuta per i lavoratori dipendenti ma non per gli autonomi. Il disegno pensionistico del nostro paese va riformato inserendo alcuni correttivi strutturali ed eliminando una serie di privilegi costruitisi negli anni, compreso l'intervento sull'allungamento della vita lavorativa sembra essere necessario soprattutto legato all'aumento della vita ed alla forte diminuzione delle nascite.Quello che manca nella discussione in atto è il quadro complessivo sul quale il Governo intende lavorare. L'Associazione pensionati ritiene necessario impegnare il Governo ed i gruppi parlamentari a riesaminare nell'insieme il sistema previdenziale del fondo coltivatori e mezzadri all'interno dell'Inps in quanto anche il bilancio consuntivo 2002 ha evidenziato ancora una volta che la gestione del fondo necessita di interventi radicali onde evitare un pericoloso avvitamento. Le ragioni di questa situazione vanno ricercate nella storia del paese, cioè il peso della trasformazione dell'economia da agricolo ad industriale e del conseguente invecchiamento della popolazione agricola. Infatti, questo avviene nonostante che i coltivatori pagano i contributi più elevati di tutti i lavoratori autonomi, ed i livelli medi di pensione sono tra i più bassi. Il forte sbilanciamento tra contribuenti e pensionati rappresenta la ragione di tale situazione. Nei lavoratori dipendenti per ogni pensionato vi è un contribuente, negli artigiani ogni 2 pensioni vi sono tre contribuenti, nei commercianti ogni pensionato vi sono 5 contribuenti. Nei coltivatori per 100 pensionati ci sono 30 contribuenti. Occorre inoltre evidenziare che sui 2 milioni delle aziende agricole censite nel 2000 dall'Istat, meno di 500.000 pagano i contributi. Gli interventi necessari per sanare questa situazione sono di due ordini: • un intervento dello Stato ad azzeramento del deficit della gestione agricola, come previsto dalla legge 233 del 1990, di riforma del sistema pensionistico dei lavoratori autonomi, avvenuto fino alla fine del 1998 e poi interrotto; • un intervento di revisione della platea dei contribuenti, attraverso la definizione di un sistema misto, fiscale previdenziale, in grado di portare a contribuzione tutte le aziende agricole, comprese quelle i cui addetti svolgono altre attività, eliminando in questo modo una concorrenza sleale tra aziende che sopportano costi diversi. Il settore non è in condizione di sostenere ulteriori aumenti contributivi, come sta avvenendo automaticamente in questi anni.